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Le foto di Sarah nel pozzo – quelle immagini terribili, che avevano fatto gridare alla madre: “Questa non è mia figlia” – sono state rapidamente rimosse dai siti di Corriere della Sera e del Corriere del Mezzogiorno. E questa volta grazie all”indignazione dei lettori e alla immediata reazione del Consiglio Nazionale dell”Ordine dei giornalisti (sollecitato dalla consigliera nazionale Ida Baldi), dopo una fitta corrispondenza e una dura presa di posizione del presidente Enzo Iacopino, che ha chiesto a nome di tutto il Consiglio immediati provvedimenti nei confronti dei responsabili dell”ultimo oltraggio a Sarah Scazzi, la ragazzina uccisa ad Avetrana quindici mesi fa.
L”assassinio della ragazzina aveva già avuto il marchio di “giallo dell”estate” del 2010, la storia e i suoi protagonisti trasformati nel plot per uno sceneggiato mediatico senza fine (l”ultima puntata è quella di questi giorni con l”inizio del processo a Taranto), il paese stesso diventato un set, luogo di turismo dell”orrore.
L”ultimo “scoop” erano quei 71 scatti fatti dalla polizia: misurazioni intorno al pozzo, rilievi, e poi il povero corpo. L”orrore sbattuto in prima pagina. Una “disgustosa violazione delle nostre carte deontologiche e della dignità umana”, come ha scritto Ida baldi su facebook.
“Sarebbe auspicabile la immediata rimozione da ogni e qualsiasi sito di quelle immagini”, ha dichiarato subito Iacopino, dando voce all”indignazione di tutti i membri del Consiglio dell”Ordine.
“La reazione indignata dei lettori del Corriere.it e del Corriere del Mezzogiorno.it è la sana risposta di un Paese che avverte forte il bisogno di una informazione rispettosa della verità e delle persone – ha aggiunto il presidente dell”Odg – Non è problema di regole, che ci sono, o di norme da osservare, palesemente violate non solo in questa occasione. In troppi hanno concorso a trasformare in spettacolo la tragedia di una fanciulla nei confronti della quale, in nome dell”audience o della tiratura, è mancata ogni pietà. Questo degrado può finire solo con decisioni esemplari degli Ordini regionali di appartenenza di chi si è reso responsabile dell”accaduto, a qualsiasi livello e senza indulgenze”.
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