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“Si sarebbe mai potuto pensare, nel duemila dodici, di rischiare di morire, alla partenza di un viaggio in crociera, a gennaio, in una stagione scelta probabilmente per il costo sostenibile? Trecento euro, tutto compreso. Si può fare. Si può però anche morire. Dopo aver inutilmente segnalato in tutti i modi, all’equipaggio, e i più consapevoli anche all’esterno, con i cellulari, che si stava percorrendo una rotta sbagliata. Che avrebbe portato al disastro.”
“Ci sono stati i morti. Alcuni sono ancora dispersi. Di altri, forse, sapremo più avanti. Perché – mi hanno spiegato – in una nave così grande è facile imbucarsi. Come la donna che era insieme al comandante Schettino durante una probabilmente molto piacevole serata a bordo del Titanic italiano. Dopo cento anni dal più catastrofico incidente navale la storia si ripete. Lì un tragico errore, anche umano, dovuto alle condizioni del tempo. Qui un tragico errore in un clima farsesco. Clima squisitamente italiano. Che deprime ancor di più l”aria mortifera che avvolge ormai il nostro paese”.
“Ancora una volta le immagini che arrivano al mondo dell”Italia, dopo il bunga bunga è questa tragedia che rischia di diventare una catastrofe ambientale, spero veramente di non essere Cassandra, e ancora la rabbia dei tassisti e dei benzinai che minacciano di bloccare le città e la Sicilia ostaggio degli autotrasportatori”.
“Quelle lacrime della ministra Fornero, forse, anticipavano in qualche modo una situazione ormai fuori controllo. Troppo a lungo negata. Troppo a lungo non capita. Dalle lacrime di una donna, che giusto o sbagliato si sta prendendo una responsabilità, agli inchini di un improbabile comandante di nave richiamato alle sue responsabilità da un uomo, il comandante della capitaneria di Livorno, che a noi appare come un superuomo. Ma in tanti altri luoghi questa distanza fra competenza e approssimazione si misura tutti i giorni”.
“È il paese che ormai è stremato. Che a fatica guarda le classi dirigenti, politici compresi, grandemente responsabili, che dovrebbero invece con umiltà, dichiarare fallimento e inadeguatezza e aprirsi al nuovo. Con generosità”.
“Scrivo per Giulia. È chiaro che do credito alle donne. Ma è alle donne, ormai, che bisogna soprattutto guardare, anche perché abituate a fare i conti ogni giorno con la fatica, la responsabilità, anche delle persone, e dunque con competenze vere, ogni giorno non riconosciute. Ma che sanno che questo può essere il momento della ricostruzione, un”occasione da non perdere”.
Di questo ho parlato con Anna Finocchiaro, una donna politica con grande competenza, ex magistrato ed ex ministro delle pari opportunità.
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