'Brava giornalista in Calabria, censura Rai come una ''ndrina'

'Ad Annarosa Macrì di Rai Calabria vietata la firma su un''altra testata. Interrogazione parlamentare: perché le viene impedito di scrivere sul "Quotidiano della Calabria"?'

'Brava giornalista in Calabria, censura Rai come una ''ndrina'
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7 Maggio 2012 - 19.08


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Annarosa Macrì è una giornalista seriosa e tutta di un pezzo. Professionista di valore, persona di cultura raffinata, non a caso scelta da Biagi per le sue indimenticabili trasmissioni – vere e proprie lezioni di giornalismo – lei ha anche il dono di una straordinaria scrittura, limpida nella costruzione, densa nei contenuti e coinvolgente nel coraggio. Troppo brava e libera per essere tollerata in un mondo di nani e ballerine. Ebbene, poco dopo un cambio al vertice dell”informazione televisiva regionale, per caso coincidente con un cambio di quadro politico in Calabria, quattordici mesi fa parte un provvedimento disciplinare che obbligò Annarosa Macrì a sospendere la sua collaborazione con il Quotidiano di Calabria. Collaborazione che non interferiva affatto con la sua attività alla Rai tanto è vero che dopo qualche mese il provvedimento fu archiviato.

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Dieci mesi fa lei chiese l”autorizzazione alla direzione della Rai a poter riprendere la collaborazione. Pochi giorni fa la lapidaria comunicazione: «Il Direttore Generale, con lettera riservata indirizzata al Direttore di Testata e ricevuta questo pomeriggio, ha riscontrato negativamente la richiesta di autorizzazione alla collaborazione con il “Quotidiano della Calabria”». Nessuna motivazione, un no secco, contrattualmente ineccepibile. Infatti, il contratto di lavoro giornalistico (articolo 8) lascia piena libertà al direttore, d”accordo con l”editore, di non rilasciare autorizzazioni a collaborazioni quando l”assunzione preveda la prestazione d”opera esclusiva. Naturalmente è raro che l”autorizzazione sia negata. Soprattutto di una grande azienda pubblica dal carattere ecumenico come la Rai.

Il deputato del Pd Franco Laratta ha presentato un”interrogazione al Presidente del Consiglio citando i fatti. Il deputato chiede poi di sapere «se la Rai consideri il giornale calabrese non degno di avere una giornalista Rai come collaboratrice, o se la giornalista in questione risulti inadeguata o inadatta a firmare la collaborazione; come mai decine di giornalisti Rai (da Vespa a Minzolini e perfino giornalisti di Rai Calabria) siano stati autorizzati a scrivere per diverse testate quotidiane e periodiche, ma alla Macrì questo viene vietato». Il parlamentare chiede di sapere «quali norme di contratto, di legge e della Costituzione siano state violate con la decisione della Direzione Generale della Rai di impedire alla giornalista di esprimersi liberamente», ma soprattutto, quale ruolo abbia avuto la Direzione della testata giornalistica di Rai Calabria in questa vicenda.

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Eppure il contratto parla chiaro. Certamente riconosce la priorità del primo datore di lavoro. Scelta che compete, o almeno, deve venire comunicata dal direttore giornalistico e non -in questo caso- dalla signore Lorenza Lei. Secondo dettaglio. Recita testualmente il contratto, articolo 8: «In ogni caso il giornalista non potrà assumere incarichi in contrasto con gli interessi morali e materiali dell”azienda alla quale appartiene». Ma che diamine scrivevi, cara Mariarosa Macrì per metterti in contrasto con “gli interessi morali e materiali” della Rai? Che l”Azienda sta andando a picco, che andrebbe governata da persone capaci, che le redazioni regionali (e chi le governa a livello nazionale) non dovrebbero “appartenere”? Niente di tutto questo, ci risulta. Quindi vale l”ultimo paragrafo dello stesso articolo 8.

Pro memoria per la distratta (o mal consigliata) dottoressa Lorenza Lei: «Fatti salvi questi interessi, il giornalista potrà manifestare le proprie opinioni attraverso altre pubblicazioni di carattere culturale, religioso, politico o sindacale». A meno che, su certe scelte sollecitate a livello locale non influiscato fattori esterni al giornalismo. E alla stessa Politica con la maiscola.

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