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Finalmente la legge elettorale che introduce meccanismi di riequilibrio fra donne e uomini nelle elezioni dei Consigli e nelle Giunte dei Comuni e delle Circoscrizioni è arrivata al primo traguardo. La sua approvazione alla Camera a larga maggioranza è stato un “risultato epocale”, così lo ha definito la on. Beatrice Lorenzin (PdL) nella conferenza di presentazione alla stampa, alla presenza di un parterre di deputate assolutamente trasversale: le on. Pollastrini (PD). Lella Golfo (PdL), Livia Turco (PD), Saltamartini (PdL), Sesa Amici (PD), Formisano (Udc) e Bergamini (PdL). Questa è stata la grande novità, un metodo di lavoro nuovo che le ha viste accomunate, al di là delle specifiche appartenenze, dal filo conduttore della responsabilità verso le donne del Paese per superarne la sottorappresentanza politica, non più eludibile. E’ la prima volta, dal 1995 (quando la Consulta bocciò le norme antidiscriminatorie presenti nelle leggi elettorali comunali, provinciali e nazionali del 1993)che l’Italia legifera in materia elettorale introducendo principi di Pari Opportunità.
Le significative innovazioni introdotte sono state molteplici: il principio della “doppia preferenza”, diventa cioè possibile votare per due candidati purché di sesso diverso; la norma antidiscriminatoria dei due terzi nella composizione delle liste: cioè nessun sesso può essere rappresentato in misura superiore ai 2/3 rispetto all’altro e in caso di una maggiore rappresentanza di uno dei due, si provvederà a depennare la lista a partire dall’ultimo e se, dopo la cancellazione delle candidature eccedenti, la lista non raggiungesse la soglia minima prescritta, verrà ricusata; la parità di accesso alla comunicazione politica e ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie; e infine la presenza di almeno un terzo di donne nelle commissioni di concorso.
E’ una norma di prospettiva futura, un principio da imitare nella legge elettorale nazionale. “Non è concepita come strumento di “protezione” delle donne” – ribadisce la on. Saltamartini –“ ma da loro la possibilità di competere, al pari dei colleghi, con lo strumento della preferenza nelle tornate elettorali”. E’ una opportunità in più che si offre agli elettori e alle elettrici di cui possono avvalersi o meno. “Si configura come un’azione positiva” – spiega la on. Amici- “che non precostituisce risultato”. Mentre il sistema delle “quote” lo era, secondo la Consulta che nel 1995 lo bocciò.
“Proprio da allora” – continua la on. Amici- “si è determinato un progressivo arretramento delle donne nei consigli comunali arrivando oggi solo al 15% di presenze”. I risultati registrati in queste recenti amministrative sembrano migliorati se riferite alla Provincia di Como, dove su 14 comuni, 13 erano le candidate a Sindaco, 2 sono state le elette e 2 andranno al ballottaggio, esemplificazione di un possibile scenario futuro: più donne candidate più alta la possibilità di essere elette.
L’effetto contenuto in questa norma, quando dispiegherà i suoi effetti, potrà essere dirompente per il maggior numero di donne che potranno sedere nei Consigli di molte centinaia di comuni. Questo ha fatto temere boicottaggi da parte degli uomini per il voto finale, ma è stato sventato ottenendo in una riunione dei Capo – gruppi della Camera l’impegno a non ricorrere al voto segreto. E così è stato. “Tutte le fasi precedenti alla votazione ultima si sono svolte in meno di due ore” – ricorda la on. Saltamartini- “e dopo l’approvazione con 372 si”, 21 no e 48 astenuti (in maggioranza della Lega), tutte le donne si sono riversate nell’emiciclo a gioire festanti del risultato”. Nuovo clima.
Certo non mancheranno le critiche, si poteva fare di più? Certo e puntuale arriva Marisa Rodano, storica figura del movimento delle donne italiane e promotrice insieme a molte Associazioni femminili – tra cui GiULiA – de “L’Accordo per una Democrazia paritaria” a dichiarare di considerare un risultato parziale il testo approvato e di sostenere invece l’emendamento, bocciato, che indicava nel 50&50 la presenza di donne nelle liste, mentre per la composizione delle Giunte che auspicava paritarie, la formulazione della norma risulta nebulosa.
“Inserire il criterio del 50&50 avrebbe portato allo scontro politico, senza risultati concreti e non possiamo permetterlo più” – è l’amara considerazione di Sesa Amici- “questa legge giunge in ritardo di sette anni perché nel 2005, la proposta della Prestigiacomo, allora Ministra delle Pari Opportunità, di introdurre nel famigerato ”Porcellum” il principio della presenza di almeno un terzo di donne nelle liste, non trovò l’appoggio bipartisan delle donne dello schieramento avverso. Se avessi accettato, oggi staremmo a discutere del 50% e non del 30%”. Adesso bisogna vigilare che al Senato venga calendarizzata a breve, stare in guardia e schivare eventuali ostacoli con l’obiettivo di poterla utilizzare per le amministrative del 2013.
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