Alla sua conclusione, il vertice di Rio + 20 sullo sviluppo sostenibile, porta a casa una grave sconfitta per le donne di tutto il mondo. Su 190 paesi presenti, il veritce è riuscito a “epurare” il paragrafo 244 dal testo della Conferenza di Rio +20, sui diritti riproduttivi delle donne e sulla pianificazione familiare, grazie all’alleanza di Vaticano, e al sostegno di alcuni paesi islamici, come Siria ed Egitto, di alcuni stati centroamericani, come il Cile, e la Polonia. Un’azione che nega alle donne l’accesso a mezzi sicuri e poco costosi per la pianificazione familiare, e disimpegna il vertice mondiale su aborto e contraccezione. Ed è per questo che mercoledì a Rio, come riporta il diario di Action Aid Italia sul summit, migliaia di donne si sono riversate in strada per difendere il loro diritto alla salute.
Lo schieramento che non ha voluto inserire nessun riferimento alla sessualità e alla pianificazione familiare, è stato ribattezzato durante lo stesso vertice da Rachel Harris (Women Environment and Development Organization) come il nuovo “Asse del Male contro le donne”; e anche Mary Robinson (ex Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, ex Presidente dell’Irlanda), pur essendo cattolica praticante, non ha nascosto la sua preoccupazione in quanto “Le donne sono essenziali per uno sviluppo sostenibile”.
Le donne infatti che hanno accesso alla terra, “conoscono il valore nutrizionale dei cibi che coltivano, riescono a produrre molto meglio e con forte impatto nella economia familiare e della intera comunità”, ha detto Mary Robinson, spiegando che “Centinaia di migliaia di persone posso uscire dalla povertà e dalla insicurezza familiare, e una parte importante di ciò dipende dalla salute riproduttiva. Ad esempio, ancora oggi – continua Robinson – le donne in Somalia hanno sei, otto figli, nella speranza che almeno uno o due sopravvivano. Nessuna donna dovrebbe passare attraverso questo nel ventunesimo secolo. (…) E sappiamo che esistono 250 milioni di donne e adolescenti che vogliono avere l’opportunità di far nascere e crescere i propri figli offrendo loro le migliori condizioni di vita”.
Nella relazione di Michelle Bachelet (direttrice esecutiva di UN Women), Margaret Chan (direttrice generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) e Kandeh Yumkella (direttrice generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale e co-presidente dell’Autorità per l’iniziativa Energia sostenibile per tutti), si legge che “l’energia è una questione che riguarda le donne” e che le donne sono una chiave essenziale per raggiungere uno sviluppo sostenibile con energia sostenibile per tutti e tutte. “In molti luoghi – si legge nel documento di cui riprendiamo alcuni stralci pubblicati e tradotti da lastampa.it – e soprattutto nelle zone rurali, in assenza di fonti energetiche sostenibili, le donne trascorrono ogni giorno lunghe ore cercando di trovare, ovunque possano trovarlo, del combustibile.
A livello mondiale, 1,3 miliardi di persone non hanno ancora accesso all’energia elettrica, e 2,7 miliardi di persone, soprattutto donne, si devono affidare a legno, carbone di legna e letame per cucinare. Sia nella ricerca di legna da ardere, che può esporre loro e le loro figlie al rischio di stupro, sia nello spendere le loro scarse risorse per il cherosene che fornisce un’illuminazione fumosa e inefficiente, le donne quotidianamente affrontano decisioni difficili sulle risorse energetiche familiari e sul loro utilizzo. (…) A livello di comunità, la mancanza di energia nelle cliniche mediche ostacola le competenze del personale medico di fornire un adeguato trattamento e cura. Si stima che 200.000-400.000 strutture sanitarie nei Paesi in via di sviluppo non abbiano accesso a energia elettrica affidabile.
Ciò significa che i vaccini e il sangue non possono essere immagazzinati in modo sicuro, le apparecchiature di diagnostica sono spesso inutili e le sale operatorie non possono funzionare di notte. Per le donne incinte questa mancanza di elettricità affidabile rappresenta un rischio significativo per la propria vita e quella dei loro bambini. In tutto il mondo, 800 donne muoiono ogni giorno a causa di complicazioni della gravidanza e del parto, e la stragrande maggioranza di questi decessi potrebbe essere evitata fornendo servizi sanitari di qualità, che di regola richiedono energia elettrica. Oggi, le lunghe ore di lavoro non retribuito che le donne svolgono ogni giorno alla ricerca di legna da ardere e altre fonti di energia le privano del tempo per impegnarsi in attività più produttive. Questo, a sua volta, priva famiglie povere di un reddito più che necessario”.
Per questo, e per altri ottimi motivi, “Il raggiungimento dell’obiettivo dell’energia sostenibile per tutti richiede la piena partecipazione delle donne” e, “come recita la Dichiarazione di Rio, adottata al primo Vertice della Terra, nel 1992: Le donne hanno un ruolo vitale nella gestione dell’ambiente e nello sviluppo. La loro piena partecipazione è pertanto essenziale per uno sviluppo sostenibile”. Ma forse siamo già tornate molto indietro.