‘”Intisar Sharif Abdallah, la ventenne condannata a morte in Sudan per lapidazione, è stata rilasciata”. E” quanto si legge in una nota di Italians for Darfur che aveva raccolto l”appello-denuncia di Amnesty International.
Ricordiamo i fatti. Lo scorso 12 giugno l”associazione aveva lanciato una petizione per chiedere la liberazione della giovane accusata di adulterio e che ha raggiunto le 15 mila firme grazie all”impegno delle organizzazioni che l”hanno rilanciata, tra cui GiULiA, Articolo 21, Associazione delle donne migranti. La notizia è stata confermata ufficialmente dagli avvocati difensori della giovane donna e dai volontari di Strategic Initiative for Women in Horn of Africa che hanno supportato Intisar e la sua famiglia durante la detenzione. La giovane è stata rilasciata senza condizioni e senza alcuna spesa ulteriore. La Corte d”Appello di Karari, Omdurman-Khartoum, ha annullato il precedente verdetto e ha ordinato la scarcerazione immediata di Intisar. Secondo Siha, il caso non è stato rinviato al Tribunale locale, come avvenuto per altri procedimenti, sancendo di fatto la fine dell”iter processuale.
Intisar era detenuta in isolamento, con il suo bambino di 5 mesi dal 22 aprile, con l”accusa di adulterio e condannata senza rappresentanza legale. La vicenda era stata denunciata da Human Rights Watch e Amnesty International e rilanciata in Italia da Italians for Darfur che insieme ad Amnesty Italia ha raccolto decine di migliaia di firme.
“Siamo prima di tutto felici per Intisar, i suoi figli e tutta la sua famiglia – ha sottolineato Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur – attraverso Siha rimarremo in contatto per accertarci che riprenda un”esistenza normale e serena e la sosterremo per quanto possibile – ricorda Napoli – Questa vittoria è solo una piccola goccia in un mare di violazioni dei fondamentali diritti umani. Centinaia di donne di cui non conosciamo i nomi e le storie non sono fortunate quanto Intisar. E muoiono nel silenzio e nella indifferenza delle loro comunità. E” per questo che continueremo il nostro lavoro per evitare che qualsiasi donna sia costretta a vivere esperienze come questa”.
“Esprimiamo, anche a nome di GIULIA, Amnesty e tutti coloro che hanno supportato la nostra azione – conclude la presidente di Italians for Darfur – il nostro ringraziamento a quanti abbiano condiviso le nostre preoccupazioni per Intisar e abbiano dato il loro sostegno per la soluzione di questa terribile vicenda”.’