‘
Il Senato, lo scorso 27 giugno, ha detto no all’emendamento della relatrice Marilena Adamo del Pd (l’altro relatore, Lucio Malan del Pdl si era rimesso all’Aula) al decreto editoria, relativo alle quote rosa nei cdr – ovvero gli organismi sindacali dei giornali – delle cooperative editoriali e della stampa di partito. Con 121 voti favorevoli, 119 contrari e 12 astenuti, che al Senato valgono voto contrario, l’assemblea di Palazzo Madama ha respinto l’emendamento che aveva già incassato il parere favorevole del governo. L’emendamento della senatrice Adamo, ispirato alla difesa dell’equilibrio di genere negli organismi aziendali, prevedeva che i contributi pubblici oggetto del decreto alla stampa di partito e alle cooperative venissero ”incrementati fino al 10% quando il comitato di redazione è composto da persone dello stesso sesso in misura non superiore ai due terzi, con arrotondamento all’unità superiore”.
Senatrice Adamo, su quali basi si fondava la proposta?Abbiamo fatto diverse audizioni sentendo varie realtà, soprattutto tra le cooperative dei giornalisti e le associazioni di editori. Lo scopo era di favorire la presenza delle donne nei posti qualificati e di potere.
Perché ha pensato a un intervento proprio sui comitati di redazione?Se il parlamento adotta il principio di parità tra i generi, per coerenza dovrebbe applicarlo in tutti i provvedimenti. E si stava discutendo di editoria. Avevo presentato tre emendamenti: uno riguardava la proprietà, un altro i soci cooperatori e infine i comitati di redazione. Dal confronto durante le audizioni è, infatti, emerso che il luogo in cui si decide la politica del giornale e la tutela della professione sono, appunto, i cdr. Per cui decisi di sorvolare sui primi due e concentrarmi su questi. Avevo ottenuto gli ok formali di tutti, senonché la proposta è stata bocciata in Aula.
È vero che alla bocciatura è seguita l”esultanza dell”Aula, soprattutto della parte maschile?Sì, è stata una presa di posizione puramente ideologica, poiché formalmente o nel merito non mi è stata sollevata alcuna obiezione. In fondo non si trattava di una norma restrittiva: si diceva solo che chi rispetta le norme antidiscriminatorie ha un incentivo del 10%, altrimenti no. Ma senza perdere i finanziamenti. Le dirò di più. Quando l”emendamento non è passato si è levato un urlo in Aula, come fosse stato liberatorio o si fosse consumata una vendetta. E questo è stato davvero impressionante.
Quello che non tollero è questo atteggiamento di revanchismo maschilista mascherato da nobili ragionamenti costituzionali. Le ripeto, non hanno sollevato obiezioni nel merito.
‘