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Khartoum, 18 set. – “Layla Ibrahim Issa Jumul, la ventitreenne
condannata a morte in Sudan per lapidazione, e” stata rilasciata”. Lo
annuncia una nota di ”Italians for Darfur” che, supportata da ”Giulia”
(Giornaliste italiane unite libere indipendenti), aveva avviato una petizione
per chiedere la liberazione della giovane accusata di adulterio, raccogliendo
oltre 10mila firme. La notizia e” stata confermata ufficialmente dagli
avvocati difensori della giovane donna e dai volontari di ”Awid – Women”s
Right”, che hanno supportato Layla e i suoi familiari durante la
detenzione.
L”accusa di adulterio, per la quale era stata condannata a morte
tramite lapidazione, e” stata tramutata in “atti contro la morale pubblica”
dalla Corte di Appello del tribunale di Mayo. “Quello di Layla e” il secondo
caso di una donna destinata alla pena capitale e poi rilasciata dalle
autorita” giudiziarie sudanesi – ricorda Antonella Napoli, presidente di
”Italians for Darfur” – pressate dalla mobilitazione internazionale”.
Il 3
luglio scorso le porte della prigione di Khartoum si erano aperte per
Intisar, 20 anni, madre di un bambino di pochi mesi come Layla. “Ringraziamo
tutti coloro che ci hanno affiancati in questa battaglia – aggiunge la Napoli
– Sono queste notizie che ridanno vigore al lavoro di chi crede fermamente
nel rispetto dei diritti umani”.
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