Ci sono più ombre che luci nel rapporto biennale 2010/2011 sull’occupazione femminile e maschile in Lombardia a cura della Consigliera di parità regionale. Secondo i dati emersi dall’indagine, più di un’azienda lombarda su tre presenta “ostilità di genere”.
Il rapporto, presentato pochi giorni fa al Pirellone in un convegno a cui Gi.U.Li.A è stata invitata a partecipare con un intervento sulla rappresentazione del lavoro delle donne da parte dei media, prende in esame le imprese con più di 100 dipendenti ed è rappresentativo del 50% della forza lavoro regionale. La fotografia che ne emerge non è incoraggiante: il 36% delle aziende ha meno del 25% di dipendenti donne, solo il 21% presenta una situazione di equilibrio (con le donne che oscillano dal 41-60%), mentre il 12% registra un grado di femminilizzazione dell’organico superiore al 75%.
Anche la “qualità” del contratto non è uguale per tutti: solo il 38% delle donne è assunto infatti a tempo indeterminato contro il 62% degli uomini, mentre la quota di lavoratrici part-time è 10 volte superiore a quella maschile (30,9% contro 3,7%). Va ricordato però che solo per le donne la scelta (quando di scelta si tratta davvero) della riduzione del tempo di lavoro è dettata da ragioni di conciliazione con le esigenze di vita e famigliari.
Nessuna novità per quanto riguarda la questione del cosiddetto “tetto di cristallo”: solo l’1,4% delle donne occupate ricopre una posizione dirigenziale mentre il 5,9% è quadro, contro rispettivamente il 4,5% e l’11% degli uomini.
Il rapporto si inverte tra gli impiegati, dove si concentra il 60,8% delle donne contro il 43,1% degli uomini, mentre il 38,4% degli occupati uomini fa l’operaio contro il 26,6% delle donne. Alcuni motivi di speranza emergono però analizzando il flusso delle assunzioni e delle promozioni da cui si possono trarre degli spunti per capire se nel futuro le cose miglioreranno. Tra i nuovi assunti le donne sono il 45% contro il 55% degli uomini, in leggero miglioramento rispetto all’attuale composizione della forza lavoro (43,6% contro 56,4%).
L’unica vera nota positiva viene sul fronte delle promozioni all’interno delle posizioni apicali: tra i quadri e i dirigenti non si riscontrano ostacoli nelle progressioni di carriera femminili, al contrario le donne sono più promosse degli uomini (5% tra i dirigenti, 7,4% tra i quadri, contro rispettivamente il 3,7% e il 5,9% degli uomini).
La discriminazione di genere sussiste invece tra gli operai (2,5% di donne contro 3,8% di uomini) e tra gli impiegati (5,3% contro 6,6%). In questo caso, insomma, si continua ad accumulare disuguaglianza.