In un sala gremitissima Andrea Camilleri dà lezione di emancipazione femminile. Nell’aula magna della facoltà di lettere di Cagliari il pubblico ascolta entusiasta il grande scrittore siciliano. Tanti gli applausi, soprattutto quando lo scrittore parla della condizione della donna tra passato e presente.
«Attenzione, attenzione! – avverte Andrea Camilleri quando gli viene rivolta la domanda se esista oggi una donna che abbia le stesse qualità di Eleonora – Che abbia le stesse caratteristiche di Eleonora, di equità, di giustizia e via dicendo, credo che ce ne siano tante, tantissime, moltissime. Che abbiano lo stesso potere di Eleonora credo che ce ne siano pochissime. Cioè sono qualità che non possono esprimersi».
Camilleri è realista, non attribuisce alcuna defaillance per quanto riguarda il comportamento delle donne, esse sono di fatto escluse, dagli uomini, dal potere politico ed amministrativo e chi tenta di cambiare e sovvertire questa situazione viene di fatto punita e allontanata dalle sale del potere, come accaduto più di quattrocento anni fa alla stessa Eleonora di Mora, la protagonista del romanzo “La rivoluzione della luna”. Tutte le azioni e decisioni politiche che sono state attuate in merito all’inclusione della donna nell’amministrazione del paese sono di fatto ridicole e inutili, perché le qualità delle donne, spiega Camilleri : «vengono soffocate da cose ridicole come le quote rosa per esempio, che a me fa impressione. Sono delle cose che a me personalmente mandano in bestia, perdonatemi. Come la cosiddetta festa della donna. Facciamo la festa dell’Aria. Facciamo la festa dell’Altro. Facciamo la festa di Noi. Perché la festa della donna? Dov’è la differenza? Vabbè c’è una differenza se Dio vuole. Però in realtà, in realtà sono sempre discriminazioni, anche nel mito delle quota rosa».
Le donne non conoscono il proprio retaggio storico. Ci sono state figure femminili importanti nel corso della storia, donne che sono riuscite a fare la differenza e che potrebbero essere fonte di ispirazione e di immedesimazione, così come da sempre accade per gli uomini, per tutte le altre donne. È Camilleri a chiarirne il motivo:« Mi spiegate perché, per quale cavolo di motivo i signori storici, ma proprio quelli con la S maiuscola, non si occupano di un fenomeno così incredibile, come quello accaduto alla fine del seicento, di una donna che abbia raggiunto un potere amministrativo assoluto in Europa? Va bene lo fa per 28 giorni, ma lo fa! Il fenomeno succede, avviene. Fa delle cose straordinarie. Com’è che nei libri di storia siciliana non compare neppure? Non compare perché gli storici sono di sesso maschile, mi viene voglia di dire. Perché altrimenti è una figura le cui opere andrebbero studiate in qualche modo. Io ho scritto questo romanzo quando per caso ho scoperto in un libro questo personaggio».
Il problema della condizione femminile è un fenomeno culturale. La donna non riesce ancora ad emanciparsi perché sono tanti i muri contro cui si scontra, tante le forze che ostacolano il suo cammino verso la parità tra i due sessi, tra cui anche il potere della chiesa. «Pensate al fatto che il vicerè era anche legato pontificio, fatto di cui automaticamente si serviranno per farla destituire. Si serviranno di questo espediente perché troppo danno sta facendo Donna Eleonora – ha continuato con grande fervore Andrea Camilleri – con la sua onestà con il suo rigore, con il suo essere una persona per bene.
Una donna che ha una grande passione politica e che capisce gli altri, che va incontro agli altri, che usa il suo potere non per se ma per gli altri. Ecco è questo, sembra un romanzo contemporaneo. Ma a me interessa per questo – e ci tiene a precisare – Quando io scrivo un romanzo storico non mi interessa citare l’episodio o svilupparlo perché è un fatto curioso, ma scrivo in quanto possa spingere sui tempi nostri.
Per esempio tutti i miei romanzi post-unitari non sono mica una critica all’unità d’Italia, che è un processo irreversibile, giusto, sacrosanto, ma ai modi in cui l’unità venne fatta. Perché altrimenti farei dei santini, scriverei delle agiografie. Invece no! Mi interessa trovare nella storia quei momenti, quelle situazioni, quei personaggi, il cui modo di agire, le cui condizioni in cui vissero, possano essere raccontate in qualche modo al presente e il lettore ne possa trarre le sue conclusioni».
Chissà quante grandi figure di donna si sono perse nei vicoli ciechi della storia, dimenticate volontariamente o per semplice disattenzione da quegli storici con la S maiuscola di cui parla Camilleri. Una femminista degli anni ‘70 affermò che «è necessario riscrivere la storia come se le donne contassero». Grazie ad Andrea Camilleri, ai suoi studi e ai suoi libri scopriamo invece che la donna la storia l’ha fatta, che ha fatto la differenza. È quindi necessario riscoprire queste donne e dare loro il posto che meritano nei libri di storia.