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La legge 194 sull”aborto domani compie 35 anni. Per Sel, che oggi ha indetto una conferenza stampa alla Camera sul tema, si tratta di una buona legge ma troppo spesso disattesa. Per questo il partito vendoliano firma una mozione al
governo per chiedere che ne venga garantita l”applicazione, a partire
dall”assunzione di personale non obiettore.
Marisa Nicchi, esponente di Sel, denuncia “le attese troppo
lunghe a cui le donne sono costrette, a volte obbligate ad affrontare
migrazioni difficili”. I numeri parlano chiaro. Anna Pompili,
ginecologa dell”associazione che raccoglie i medici italiani ”non
obiettori”, la Laiga, snocciola i dati “raccolti nel 2012 per
monitorare lo stato di applicazione della legge. Nel Lazio, ad
esempio, su 31 strutture pubbliche ben 10 non applicano la legge,
dando vita, di fatto, a un”obiezione di struttura che è vietata dalla
legge. Il 91,3% dei medici è obiettore, con conseguenze drammatiche
per le donne. In tre province laziali, infatti, l”interruzione
volontaria di gravidanza non si può fare”.
Se guardiamo alle altre Regioni italiane le cose non sembrano
andare meglio. In Campania, ad esempio, si registra solo lo 0,5% di
aborti. “Attenzione, però – puntualizza Pompili – questo non
significa che le donne non abortiscono, ma piuttosto che cӏ una
migrazione dei diritti: fanno le valigie e vanno a farlo altrove”.
Oppure attendono il loro turno, per settimane. Le cose non vanno
meglio per il cosiddetto aborto farmacologico, ovvero con l”uso della
RU486. “Nel Lazio – spiega Pompili – si utilizza solo al San Camillo
con l”applicazione di tre giorni di ricovero. Abbiamo scritto una
mozione al ministro della Salute per confrontarci anche su questo”.
Intanto Sel ne tiene conto inserendo il tema della Ru4856 nella
mozione sulla legge 194.
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