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Azzerati i cda delle società partecipate di Bari. Il Tar: “Anticostituzionali”
Il lavoro deve essere donna.
E a garantire la pari rappresentanza di genere nelle società partecipate dagli enti pubblici devono essere gli stessi amministratori.
Arriva alla vigilia della festa del Lavoro la notizia che, in piena campagna elettorale, farà sobbalzare sulla sedia il sindaco di Bari Michele Emiliano: le persone nominate con decreto sindacale, cioè dal sindaco, quali componenti i consigli di amministrazione delle società pubbliche Amiu e Amgas devono essere azzerate e rifatte.
Perché? Sono anticostituzionali. Contravvengono ai principi fissati dagli articoli 3 e 51 della Costituzione, cui il sindaco è obbligato ad attenersi (anche ai sensi dell’articolo 50 del Tuel, Tenso unico enti locali).
Lo ha deciso il Tar di Bari, che ha accolto il ricorso presentato dalla consigliera di parità regionale Serenella Molendini, dalla presidente della Commissione pari opportunità regionale Magda Terrevoli e da una serie di associazioni di donne e uomini nel cui statuto e nella cui attività vi è l’obiettivo di diffondere la cultura di genere.
Tutti contro il Comune di Bari e il suo sindaco.
Il ricorso è stato presentato nel 2011, all’indomani della pubblicazione dei decreti di nomina e porta la firma di due avvocate, Valeria Pellegria e Francesca La Forgia e dell’avvocato Andrea Blonda.
Per arrivare alla sua scelta, Emiliano aveva pubblicato un avviso pubblico con l’invito a presentare candidature. Le risposte arrivarono numerose, sia di donne sia di uomini e, dopo aver stilato gli elenchi per mano di una Commissione designata, il progressista Emiliano ha pescato solo uomini.
Nel dettaglio: per il consiglio di amministrazione di Amgas, uomini, per Amiu tutti uomini tranne una donna. Questo anche in presenza di candidate qualificate e piazzatesi in posizione giusta per la nomina. Un altro ricorso è poi pendente davanti al Tar: quello relativo all’annullamento, per gli stessi motivi, delle nomine dei revisori dei conti di Amgas.
“Un”altra grandissima vittoria delle donne di Puglia, dopo le nostre battaglie contro le Giunte al maschile”. Ha commentato così la notizia Serenella Molendini.
Ora il primo cittadino di Bari dovrà ripronunciarsi, e dovrà tenere conto anche della legge sulla pari rappresentanza di genere nelle società quotate in borsa e negli enti pubblici, che all’epoca delle nomine impugnate ancora non era entrata in vigore.
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