Si parla di noi Giulie nell’ultimo numero della rivista Leggendaria, dall’icastico e al tempo stesso giocoso titolo «Ciao, maschi», che martedì 27 ottobre viene presentata contemporaneamente a Milano e a Roma. Lo «Speciale Comunicazione» che ci riguarda ha una divertente copertina con un vistoso tacco a spillo 12 rosso fuoco che schiaccia sotto di sé un mare di parole, all’apparenza articoli di giornali.
A osservare meglio, si scopre che c’è sempre scritta, ossessivamente, la stessa frase – e qui torna alla mente il celebre mantra «il mattino ha l’oro in bocca» del folle Jack Nicholson in Shining –, ovvero «l’uomo è la fogna dell’universo»! Mentre il titolo «La rossa, le curve e la sgallettata» allude ad alcuni vistosi stereotipi riscontrati nell’analisi di 102 quotidiani e 56 edizioni di telegiornali riportata in «Tutt’altro genere d’informazione», il manuale realizzato dal gruppo di lavoro Pari Opportunità dell’Ordine dei giornalisti, con la collaborazione dell’Osservatorio di Pavia. Le frasi «incriminate» rivelano un processo di svilimento delle donne, trasmettendo un’immagine riduttiva attraverso dettagli sempre collegati all’aspetto fisico e alla sfera sessuale. Così Brambilla è la rossa, ex fedelissima di Silvio; La cantante Shakira è la capofila di una schiera di sgallettate; Curve pericolose da Jessica a Dascha: le donne che fanno impazzire i piloti; e via di questo passo. Anche se sono gli stereotipi sottili, le occasioni mancate e lo squilibrio nelle fonti le «cattive pratiche» che più di frequente si trovano nell’analisi di carta stampata e servizi televisivi.
Ma tornando alle Giulie, nel suo intervento, Marina Cosi racconta la nostra breve – eppure già densa di eventi – storia di associazione nata ormai da quasi 5 anni. Ricordandone le tappe e gli obiettivi, senza trascurare la pluralità delle esperienze di precarie e garantite – attive in grandi e piccoli giornali e periodici, cartacei e/o online, nelle emittenti, negli uffici stampa ma anche disoccupate e pensionate -, nonché il radicamento nelle realtà locali, cioè i movimenti e le istituzioni/case/ librerie delle donne.
Si parla poi dei progetti della nuova consiliatura, dalla prosecuzione dei corsi di aggiornamento professionale su stereotipi e linguaggio («Errori di genere») alla novità di una Guida delle esperte. Che, come scrive Luisella Seveso, è al tempo stesso una sfida e una scommessa: sconfiggere l’idea radicata di un’assenza di donne qualificate e competenti e diffondere modelli positivi per le nuove generazioni. Ovvero «Cherchez la femme. Cento nomi di donne contro gli stereotipi», come recita il lancio del crowdfunding nella piattaforma Produzionidel basso.com (a cui invitiamo, di nuovo, tutte a partecipare, anche con piccoli contributi).
Tornando a Leggendaria e all’accattivante tema centrale dell’ultimo numero della rivista, costellata di volti di attori e sex symbol, che più belli non si può, la direttora Anna Maria Crispino scrive nell’editoriale che per una volta lasciamo la scena soprattutto a loro «Uomini che parlano di sé, delle relazioni tra di loro, dei rapporti con le donne e con il femminile.
E con il maschile – maschilità, mascolinità, virilità che dir si voglia. Uomini che partono da sé, dalla loro sessualità, dal loro immaginario, dalle loro paure, dai loro desideri».
Il tema, curato da Stefano Ciccone e Enzo Palmisciano, è un invito al dialogo, al confronto, persino al conflitto, se necessario. Un dialogo tra uomini che parte dal corpo e dalla sua ineludibile materialità, riprendendo una riflessione avviata da anni e forse giunta a un momento di impasse; e mette a fuoco molte questioni, dalla violenza sulle donne al racconto di una nuova figura paterna accudente in contraddizione con la nostalgia per il vecchio Ordine, dalla ricerca su mascolinità e maschilità nel mondo queer all’apparente chiusura in mondi separati. «Fatevi una buona volta da parte, lasciate fare a noi…», scriveva Valerie Solanas. Ma è di tutt’altro segno l’intento di Leggendaria che lascia la parola a uomini di differenti età e orientamenti sessuali, accanto a un forum di giovani donne che si chiedono come declinare la cosiddetta questione maschile. E soprattutto quali rapporti intercorrono fra femministe, attiviste e gruppi di uomini che da anni lavorano sui temi del sessismo.
Si parla quindi dell’ombra dell’altro uomo, nominando un desiderio che è sempre triangolare; si sottolineano le paure (del corpo femminile, degli altri maschi, del proprio corpo, dei sentimenti, dell’abbandono, di sembrare una femminuccia) che tratteggiano la vita di un maschio; si cerca di ribaltare la direzione dello sguardo in uno spazio «pubblico» che resta terreno di caccia dei maschi. E ancora, c’è chi si interroga sul suo rapporto con la violenza contro le donne e chi vuole superare la monogamia prevista dal modello di famiglia borghese patriarcale senza ricadere nella trappola della doppia morale. Per finire con alcune domande spiazzanti come: la mascolinità accomuna anche quei maschi che più o meno consapevolmente la rigettano (ad esempio MtF, froce effeminate, maschi asessuali…)? Ha senso, è credibile, un posizionamento di maschi eterosessuali critico verso l’ordine patriarcale? Mettere in discussione il simbolico fallo corrisponde a una castrazione o al tentativo di costruire una nuova soggettività non più fondata su un atto di potere?
Si discute di «Ciao, maschi» alla Casa delle Donne di Milano (via Marsala 8) con Silvia Neonato, Andrea Bassi, Stefano Ciccone e Alesso Miceli – coordina Grazia Longoni; e alla Casa Internazionale delle Donne di Roma (via della Lungara 19) con Anna Maria Crispino, Tommaso Giartosio e Giorgia Serughetti.