Marilena Natale trascorre la sua vita di cronista per strada, con le persone, tra la “sua” gente, ad Aversa, in provincia di Caserta e tra i “suoi casalesi”. Non quelli che lei definisce “la honding criminale” di Casal di Principe, ma i casalesi veri, le persone che come lei fanno la scelta giusta, ogni giorno. Quando la chiamo è in una scuola, a parlare con una preside, anche lei in trincea: alcuni affiliati alla “holding criminale” sono andati fin dentro la scuola per far uscire con la forza la fidanzatina di uno di loro. Così la preside, che fisicamente glielo ha impedito, ha chiamato Marilena, che è corsa subito, per raccontare e denunciare.
Marilena ha vissuto tre vite: giovanissima mamma di due ragazzi che ora frequentano l’Università, giornalista della Gazzetta di Caserta, picchiata e sparata dai camorristi, ora ha un’altra figlia, in affido. Una bambina che combatte il tumore arrivatole in dono dal vivere nella terra dei fuochi. Questa è un’altra battaglia di Marilena, che ha fondato l’associazione “Terra dei cuori”, che raccoglie fondi per sostenere i bambini colpiti dalle più rare neoplasie e le loro famiglie.
Marilena di minacce ne ha ricevute tante: Ossigeno per l’informazione le ha censite tutte e il collega Gerardo Adinolfi, di Repubblica, le ha raccontate, insieme ad altre storie di croniste minacciate nell’ebook “La donna che morse il cane”.
Marilena, che ha scritto per anni per la Gazzetta di Caserta, oggi pubblica le sue inchieste sulla seconda tv della Campania, PiùNnews, portata avanti con caparbietà e coraggio da Massimo Abbate e Paola Rossi. “Due giovani editori che mi pubblicano tutto, rischiando anche loro in prima persona, credendo in me e nel mio modo di fare giornalismo”, dice Marilena, che ha migliaia di followers sui social, e racconta la sua terra anche attraverso dirette su Facebook usando i social network per denunciare le mille facce della camorra. Celebre la sua diretta con “il falò dei camorristi”: andava in giro per le strade di Casal di principe chiedendo ai cittadini di dar fuoco alle foto dei pregiudicati, tra le facce perplesse e timorose dei passanti. In uno dei suoi ultimi live, si è schierata a favore dell’impianto di compostaggio che dovrebbero costruire alla periferia di Casal di principe, affermando che una gestione responsabile del ciclo dei rifiuti toglierebbe soldi alla camorra e creerebbe posti di lavoro onesti. Questo non è piaciuto ai camorristi che hanno ancora in pugno il trasporto fuori regione della frazione umida dei rifiuti che invece, con la costruzione dell’impianto di compostaggio, sarebbero trattati in loco.
Da alcune intercettazioni è emersa la volontà del clan dei casalesi di uccidere Marilena, che da venerdì scorso è sorvegliata 24 ore su 24 da due carabinieri. Formalmente la scorta non è stata ancora disposta dal comitato per la sicurezza del Ministero degli Interni, ma di fatto la giornalista è in un regime cautelativo. “La DDA e gli inquirenti – dice Marilena – mi hanno rivelato che hanno motivi di ritenere che la mia vita sia in pericolo, ci sono delle intercettazioni che lo confermano. Da giorni uomini delle forze dell’ordine mi seguono ovunque vada, io continuerò a fare come sempre il mio lavoro e a lottare contro la camorra e i camorristi che hanno martoriato il nostro territorio e continuano a farlo”. E aggiunge: “Se arriverà la conferma dal Ministero rifiuterò la scorta, perché i miei concittadini non crederebbero più in me. Oltre a non potermi più muovere in libertà per portare avanti le mie inchieste, i miei concittadini penserebbero che parlo e scrivo perché sono protetta, invece devono sapere che sono al loro fianco e che sono come loro”. Ci auguriamo che Marilena ci ripensi, che accetti la scorta. Per continuare a scrivere, ancora più libera, ancora dalla parte dei “suoi casalesi”.