Giornaliste e giornalisti, ovviamente concordi al di là dell’appartenenza di genere, abbiamo protestato contro il “sequestro” di Gabriele del Grande da parte delle autorità turche. In Fnsi, nel Congresso statutario, nelle redazioni, sui media e nelle piazze stiamo chiedendo a gran voce la sua liberazione. E andremo avanti sino a quando Gabriele non verrà rilasciato, ma non ci fermeremo lì, perché nelle galere del regime di Ankara restano comunque e ingiustamente detenuti oltre 150 colleghi turchi.
Tuttavia come giornaliste e dunque come donne sentiamo di avere un ulteriore motivo per batterci in difesa della libertà d’informazione e per la trasparenza degli atti pubblici, cani da guardia di tutti i diritti civili e democratici. Perché è nell’ombra e nel silenzio che si compiono le grandi e le piccole prepotenze: tanto le ingiustizie di stato quanto le discriminazioni sociali, quanto le prepotenze di genere o di etnia, quanto le violenze in famiglia…
Perché da sempre i regimi patriarcali e quelli autocratici, che di fatto coincidono e che purtroppo stanno rialzando la testa in molti paesi, hanno espressamente negato diritti alle donne nonché assolto violenze e marginalizzazioni in nome del “superiore bene” di Famiglia e Patria (tutte con la maiuscola, naturalmente…).