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di Silvia Garambois
Una legge per le donne. Non una legge di iniziativa popolare, come pure la Costituzione prevede ma che poi di fatto non arrivano mai non solo alla discussione parlamentare ma neppure nelle Commissioni, ma una normativa nata discutendo con decine, centinaia, centinaia, centinaia, di donne, incontrando associazioni e rappresentanti di gruppi di interesse, professioniste e lavoratrici, in giro per l’Italia. Insomma: un lavoraccio.
Laura Boldrini, lasciati i panni di presidente della Camera, si è messa in viaggio con una idea: non è possibile che l’Italia sia ferma con solo una donna su due al lavoro (un po’ meno, a dirla tutta), che al Sud l’occupazione femminile sia al 34,9%, che in Sicilia addirittura al 29%. E poi il gap salariale. E i ruoli inferiori. E il part-time come unica scelta. E i servizi, a partire dall’asilo, che non ci sono. E le difficoltà per avviare un’impresa. E la pensione che non arriva mai e quando arriva è poca per vivere. E poi? Cosa chiedono, davvero, le donne?
Partita il 20 aprile di quest’anno da Roma, in un primo incontro con le rappresentanti delle maggiori organizzazioni di donne e poco più di un foglio di appunti, Boldrini ha programmato un viaggio in dieci tappe dal Nord al Sud (mancano ancora Milano e Bari). C’era anche GiULiA a Roma, come a Torino, come a Cagliari, in queste assemblee composte e piene di problemi e di vite a ostacoli, ma soprattutto di idee e di spunti.
Così lo scorso 30 ottobre, alla Sala Stampa della Camera, la proposta di legge è stata finalmente presentata in maniera ufficiale: “Misure per il sostegno alla genitorialità e alla occupazione e imprenditoria femminile”. Si parla del congedo obbligatorio di paternità a 15 giorni, anziché 4 come oggi («Me lo hanno chiesto ovunque sia andata», ha spiegato Laura Boldrini); il raddoppio della dotazione finanziaria per gli asili; i sussidi legati all’Isee e non più “a pioggia”; una omogeneizzazione della disciplina di tutela della maternità che riguardi anche le imprenditrici come le professioniste (e anche le giornaliste); e poi sgravi per chi assume donne al Sud, per chi assume le vittime di violenza, misure premiali per le aziende che abbattono il gap salariale e sanzioni aumentate per chi non”interviene; e ancora l’accesso al credito, la proroga dell’ “opzione donna” allargato anche alle libere professioniste (anche alle giornaliste), la proroga della legge Golfo-Mosca per il riequilibrio di genere nei Cda…
In calce alla proposta di legge per ora c’è solo la firma dell’onorevole Boldrini. «Il mio gruppo, Liberi e Uguali, è stato d’accordo con me – spiega -. A questa legge servono le firme di più rappresentanti possibile di tutte le forze politiche. Tutte. Certo, se qualcuno vuole la donna angelo del focolare, non firmerà questa legge…»