Il disegno di legge su separazione e affido, ovvero il ddl Pillon, ovvero il tentativo di disincentivare le separazioni di coppia, rendendole gravose e anzi – per le donne in difficoltà economica – di fatto impossibili, passando come un carro armato sui diritti dei bambini e sul loro equilibrio psichico, va cancellato. E pazienza per i nostalgici del matrimonio indissolubile e per i mancati introiti per la categoria dei mediatori, cui appartiene per professione il senatore Pillon. Le firme di molte fra noi, giornaliste di GiULiA, in calce al manifesto di protesta sin da subito stanno a significare il nostro impegno a dare cronache ed approfondimenti sull’iter del ddl e sulle ragioni dell’opposizione che è dilagata in tutto il Paese. Dunque domani tutte quelle che potranno saranno in piazza, ai presidi, città per città. A Milano la manifestazione si terrà in piazza della Scala, a partire dalle ore 15, e verrà seguita dalla diretta di Radiopopolare.
Un po’ di ripasso: i primi a finire sotto i colpi di Pillon sarebbero i minori. Bambine e bambini costretti, senza attenzione per i loro interessi, gli affetti, gli amici, a subire tempi rigidamente paritari da trascorrere coi genitori e, ancor peggio, l’obbligo della doppia domiciliazione. Subito dopo a patire sarebbero i diritti delle donne, obbligate a pagare l’affitto per restare nella casa di famiglia, private dell’assegno di mantenimento per i figli sostituito da un presunto “mantenimento diretto” che costringerebbe gli ex coniugi ad una contabilità/conflittualità permanente, senza considerare che l’ipotizzata pariteticità non tiene conto della maggior debolezza economica delle donne (solo una su due lavora e se pur lavora guadagna mediamente molto meno dell’uomo). Ma il rischio più grave contenuto nel ddl Pillon è l’obbligo di mediazione che mette in pericolo l’incolumità di chi, adulti e bimbi, fugge dal partner violento. Anziché mettersi al sicuro cosa dovrebbe fare, secondo il defensor familiae Pillon, una donna minacciata? O una donna malmenata davanti ai propri figli o assieme ai propri figli? Dovrebbe per obbligo passare assieme al maltrattante da un mediatore familiare (a pagamento!) che per prima cosa cercherebbe di scoraggiare separazione o divorzio… E comunque senza la ratifica, da parte del mediatore, di un minuzioso “piano genitoriale” – che pericolosamente ripesca il (dannoso e privo di valore scientifico) concetto di alienazione parentale – il procedimento resta fermo e non arriva davanti al giudice. Una tensione fra le parti che, come sappiamo dovendoci occupare di cronaca per lavoro, innesca molto frequentemente reazioni, ricatti o aggressioni. Per inciso questo tipo di imposizione nei casi a rischio è esplicitamente vietata dalla Convenzione di Istanbul, ratificata anche dall’Italia.
Per informazione di cronaca, ecco un elenco ad oggi delle associazioni aderenti, cui vanno aggiunte le migliaia di adesioni individuali:
Agedo Marche, ArciAtea Rete per la laicità, Arcichedonne, Associazione Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate di Milano, Associazione Demetra Donne Trezzano sul Naviglio, Associazione Donne in Quota, Associazione Federico nel cuore, Associazione Parla con me, Associazione di promozione sociale Donn.è, Associazione Onde Rosa, Associazione Rebel Network, Associazione Rossosispera, Associazione Ventunesimodonna Corsico, Camera minorile di Milano, CGIL, Casa delle donne di Milano, Centro Antiviolenza Cerchi D’Acqua s.c.a.r.l., Conferenza Metropolitana delle Donne Democratiche, Coordinamento SNOQ Lombardia, IFE (Iniziativa Femminista Europea in Italia), I Sentinelli, La Fabbrica delle idee, LeU Milano, Libreria Antigone di Milano, PCI Federazione di Milano, PD Milano Metropolitana, PD Lombardia, Retedonne Snoq Cremona, Se Non Ora Quando Venezia, Se Non Ora Quando Lodi, Sinistra Italiana Milano, SVSDAD Onlus , Towanda, Uil Milano e Lombardia, Women in White – Society di Como, Studio Legale Associato Banfi e Rochat del foro di Milano.