di Stefanella Campana
Slogan femministi scanditi da generazioni diverse di donne e uomini, Bella ciao cantata con passione per ricordare “resistenza sempre contro ogni forma di fascismo”, cartelli e striscioni creativi e ironici e anche allegria contagiosa hanno invaso una Verona dalle finestre chiuse e balconi deserti, tranne sporadiche presenze come la signora dai capelli bianchi col cartello “Non cammino ma vi sono vicina”. Ventimila..forse di più, soprattutto giovani donne e anche tanti giovani uomini in un corteo trasversale in cui si è mescolata indignazione e rabbia contro disegni oscurantisti e attacchi a diritti e libertà di tutti ma in particolare delle donne. Una Verona per un giorno, sabato 30 marzo, “città transfemminista” come si leggeva sullo striscione che apriva il corteo, preceduto da un flashmob scatenato al suono di Viva la libertà di Jovanotti a cui hanno partecipato anche l’ex Presidente della Camera Laura Boldrini e la vice presidente del Senato Anna Rossomando.
A Verona, dove si è svolta la tre giorni del World Congress of Family – blindato da cordoni di polizia – palcoscenico dell’internazionale dell’integralismo e dell’omofobia, di nuovi fanatici di un presunto “ordine naturale”, si sono date appuntamento le femministe di Non una di meno e numerose associazioni del territorio, la rete di Se non ora quando, il mondo Lgbt, Telefono Rosa, sindacati, per una grande manifestazione e una serie di incontri pubblici sulle politiche per le famiglie e il lavoro, contro il Ddl Pillon, l’attacco alla194, la violenza di genere. Presenti, tra le altre, Cristina Simonelli, presidente del Coordinamento Teologhe Italiane con Livia Turco, Laura Boldrini, Monica Cirinnà, Lucia Annibali , Susanna Camusso, Franca Porto, Ivana Veronese, Cgil, Cisl, Uil.
E’ stata anche l’occasione per conoscere il dossier “Ripristinare l’ordine naturale: la visione degli estremisti religiosi per mobilitare le società europee contro i diritti umani sulla sessualità e la riproduzione” redatto dall’Epf (European Parlamentary Forum). Vengono chiariti molto bene gli obiettivi di una rete di parlamentari europei, denominata Agenda Europa, che coordina oltre cento organizzazioni di oltre trenta paesi europei, parte di una ben definita strategia internazionale che mette in discussione il diritto al divorzio, l’accesso alla contraccezione, alla riproduzione assistita e all’aborto, i diritti Lgbt. Il documento, tradotto dal Comitato Se non ora quando di Torino, chiarisce che Agenda Europa intende anche impedire la ratifica della Convenzione di Istanbul sulla violenza di genere e contrastare le legislazioni di parità. Le donne si dibattono in problemi economici e sociali? L’Italia in declino demografico? L’Agenda Europa promette un ampio sostegno alla natalità, ma alla sola famiglia naturale.
Un vero contrattacco, che si inserisce abilmente nelle dinamiche politiche presenti, contro la libertà e autonomia delle donne e le minoranze sessuali. Da prendere molto sul serio, hanno detto le organizzatrici dell’incontro, che ritengono fondamentale continuare a fare rete, soprattutto di fronte ai tentativi di sgretolare diritti faticosamente conquistati dalle generazioni precedenti, come sta avvenendo in Italia. E’ con questo spirito che hanno sottoscritto il Manifesto Verso gli Stati generali delle donne, a cui potranno aderire tutte le persone e le organizzazioni che ne riconoscono l’importanza. L’incontro del 30 marzo sarà, infatti, il punto di partenza di un progetto tanto grande quanto ambizioso: costruire ponti al contrario di chi vuole alzare barriere. Ai futuri lavori potrà partecipare chiunque voglia continuare a costruire una società inclusiva, “…e rifiuti i tentativi di pericoloso arretramento cui oggi assistiamo”.
Ripristinare l'ordine naturale?! Se Verona è solo l'inizio...
Al World Congress of Family è stato presentato un dossier della rete Agenda Europa contro i diritti umani sulla sessualità e la riproduzione
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1 Aprile 2019 - 21.31
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