Se gli stereotipi sono due, perché sei donna e perché sei nera | Giulia
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Se gli stereotipi sono due, perché sei donna e perché sei nera

La lettera di nove giovani donne al sindaco di Milano, Beppe Sala, che Style, il mensile del Corriere della Sera, ha richiamato in prima pagina

Se gli stereotipi sono due, perché sei donna e perché sei nera
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29 Aprile 2019 - 16.18


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di Paola Rizzi

Sono nove giovani donne, tra i 23 e i 30 anni, italiane, cresciute in diverse città della penisola, qualcuna ora è all’estero per ragioni di studio. In calce ad una lunga lettera aperta che potete leggere integralmente qui inviata al sindaco di Milano Beppe Sala e al team editoriale di Style, il mensile del Corriere della Sera che le ha immortalatw in prima pagina, si firmano “donne nere” perché nere lo sono davvero, tutte afroitaliane, per lo più attiviste o ricercatrici su temi di genere, studentesse universitarie, una fashion designer.

Il loro è un educato atto di accusa nei confronti della scelta della foto che vede il sindaco seduto in poltrona con alle spalle il Duomo e due bambini, uno bianco, in piedi, mentre la bambina, nera, è accoccolata per terra e abbraccia le ginocchia del sindaco. Un’immagine innocente e affettuosa per rappresentare plasticamente la Milano inclusiva e “tollerante” , come recita il sommario? Non per loro che nella lettera molto argomentata partono dal loro disagio nel vedere una rappresentazione che in qualche modo ricalca un doppio stereotipo, quello della donna/bambina ai piedi dell’uomo e quello della femmina nera, ultima in assoluto in un universo ancora intriso di stereotipi coloniali dove in testa alla catena alimentare c’è l’uomo bianco e in coda la donna nera. Ipersensibilità, eccesso di politically correct? In fondo l’immagine è gioiosa, il sindaco Sala sembra un po’ lo zio circondato dall’affetto dei bambini e quindi in questo caso la malizia, lo stereotipo sarebbero negli occhi di chi guarda. Questione complicata. Certo è che in un mondo complesso e multiculturale ma anche sempre più fragile e chiuso al rispetto delle diversità il richiamo delle nove donne nere ha un peso specifico non trascurabile.

Lo spiegano bene: «Noi, Bambine, Ragazze, Donne Nere abbiamo colto un simbolismo molto diverso, che fa riferimento a codici visivi e culturali propri di una tradizione coloniale e patriarcale che, storicamente, ha collocato il soggetto Femminile Nero ai gradini più bassi della scala gerarchica sociale. Guardando questa foto, noi, le dirette interessate, Donne Nere, Afrodiscendenti e Italiane, non abbiamo potuto fraintendere: questo posizionamento della Bambina Nera ai piedi di un uomo bianco non è un’immagine neutra, ha un significato storico fortemente connotato, un significato ed una storia, purtroppo, non conosciuta da Paolo di Paolo (il fotografo ndr) , il team editoriale di Style e da Lei Sindaco». La critica fondamentale è che l’immagine non è neutra per una parte di osservatori, ma rimanda ad un linguaggio che a dispetto delle intenzioni inclusive, esclude. «È importante capire (e ripetere all’infinito) che quando un gruppo di soggetti che condividono una specifica identità è coinvolta in quella che ritiene essere un’offesa, non esiste voce esterna che possa negare tale sentire. Non si può parlare per altri e non ci si può rifiutare di ascoltare, non se si vuole essere realmente inclusivi, se si punta all’integrazione, se si vuole una Milano, e un’Italia, multiculturali. Altrimenti si può fingere, mostrando sulla copertina di un giornale una piccola ne*retta (ma non troppo) accucciata alla caviglia di un uomo il quale, guardando dritto l’obiettivo sorride, pensando di aver vinto una sfida che non ha nemmeno ancora compreso».


La lettera si conclude con dei suggerimenti pratici, tra i quali per esempio quello al Comune di dotarsi di persone competenti
in materia di diversity & inclusion. A dimostrazione che anche la strada degli stereotipi, di solito una scorciatoia, è lastricata di buone intenzioni, come indubbiamente in questo caso. Un risultato c’è stato: le ragazze afroitaliane sono state contattate dalla redazione di Style, per un prossimo incontro, mentre almeno fino a domenica il Comune di Milano non si era ancora fatto vivo. Di sicuro è una novità ed è importante che prenda corpo e si organizzi un gruppo di donne che si propone come interlocutore competente su una questione cruciale che unisce linguaggio, rappresentazione, genere, multiculturalità e informazione.

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