Il paese reale, le manifestazioni colorate e chiassose, i luoghi di lavoro, le strade, i bar, dove le donne ci sono e tante, e più della metà, erano evaporate dalle riprese tv. Oilà.
Per carità, qualche senatrice è anche intervenuta, una ministra annuiva o scuoteva il capo o passava bigliettini, seduta proprio dietro i leader, ma non erano comprimarie della crisi, evitate persino dalla maratona di La7 che inseguiva loro, i maschi, anche nella buvette…
E non c’è stato intervento che ha riportato le donne al centro, il presidente del Consiglio dimissionario ha aspettato gli ultimi minuti del suo lungo intervento per enunciare “i diritti delle donne” (in realtà lo ha fatto in chiave europea, citandolo solo come titolo, insieme alle nuove questioni sociali e ai nuovi diritti).
Che fine hanno fatto le battaglie delle donne, al Senato, dove si è discusso il ddl Pillon? Dove c’è una Commissione di inchiesta sul femminicidio? Dov’è finito il lavoro delle donne e la disoccupazione delle donne? Un governo finito come era cominciato: cose da uomini.
Possiamo, una volta ancora, rivolgerci al Presidente della Repubblica, da donne e da giornaliste, perché – da donne e da giornaliste – viviamo troppe emergenze?
P.S. Non siamo solo noi ad aver “scoperto” che la crisi di Governo non era cosa da donne. Citiamo due tra gli articoli usciti, di Flavia Amabile sulla Stampa e di Giovanna Badalassi su Ladynomics.