“L’avvocata dei diritti”, così può essere definita Bianca Guidetti Serra, antifascista giovanissima, impegnata nella tutela dei più deboli, minori, carcerati, operai, nelle prime battaglie giudiziarie contro la nocività e l’inquinamento ambientale, protagonista negli anni Settanta di grandi processi politici come quello sulle schedature politiche degli operai alla Fiat. Tante le iniziative per ricordare Bianca Guidetti Serra, a cento anni dalla sua nascita a Torino: un convegno sul suo ruolo sociale, promosso dall’Ordine degli avvocati nel capoluogo piemontese, prossimamente a Roma il 7 novembre (sala del refettorio di Palazzo del Seminario) che vedrà tra i relatori anche l’economista Laura Pennacchi e la già ministra della Sanità Rosy Bindi.
La sua presa di coscienza politica per la democrazia, la libertà e la giustizia nasce, ancora giovane studentessa, come reazione al varo delle leggi razziali volute da Mussolini con l’avallo della Monarchia. Amica di Primo Levi e Alberto Salmoni (che poi diventerà suo marito), quando sui muri di Torino apparvero i primi manifesti antisemiti Bianca, con altri giovani, si mise a strapparli metodicamente. Attiva nella Resistenza, entrò a far parte dei “Gruppi di difesa della donna”, un’attività clandestina che, come dichiarò a Santina Mobilia (curatrice del libro “Bianca la rossa“) “era un modo di coniugare la guerra di liberazione con tipiche rivendicazioni femministe”. Tra comizi clandestini e diffusione di bollettini antifascisti come “La difesa della lavoratrice”, riesce a laurearsi nel 1943, una delle sei donne avvocate, su 800 uomini, del Foro torinese.
Dopo la Liberazione, inizia un’intensa attività professionale come avvocata penalista e politica che la vede in primo piano nel campo del diritto di famiglia, nell’assistere gli operai per conto della Camera del Lavoro, come nel clamoroso caso delle schedature alla Fiat che una giovane avvocata, Francesca Guarnieri, in occasione del convegno torinese, ha ricostruito in modo minuzioso l’istruttoria del processo, da cui è emerso un vero e proprio ufficio servizi generali con venti dipendenti, più di 350 mila schede personali (nel caso di donne, più annotazioni sulla vita privata). Madre adottiva, sensibile ai minori, fu tra i fondatori dell’ANFAA (associazione nazionale famiglie adottive), battendosi per la riforma della legge sulle adozioni e in difesa dei bambini maltrattati negli orfanotrofi o negli istituti di ricovero. E ancora, l’impegno nel Consiglio comunale di Torino, in Parlamento per il PCI e poi per Democrazia Proletaria ma sempre come indipendente, dedicandosi a questioni delicate, come la giustizia corretta, i diritti dei carcerati per il loro reinserimento ed è anche la prima firmataria di una proposta di legge per la messa al bando dell’amianto (marzo 1992).
Chi l’ha conosciuta (anch’io ho avuto nel mio lavoro l’occasione di incontrarla) la ricorda come una persona dalle idee ben chiare ma mai settaria e sempre pronta al dialogo. Vale la pena approfondire la sua conoscenza attraverso alcuni libri da lei scritti: Compagne, testimonianze di partecipazione politica femminile (Einaudi, 1977), Il paese dei celestini (Einaudi 1973), Le schedature Fiat (Rosenberg &Sellier, 1984), Bianca la rossa (Einaudi 2009).