La Pandemia ha reso a tutti noi evidente che la voce delle donne è quasi inesistente non solo nelle così dette commissioni governative istituite da Conte per combattere la diffusine del COVI, se analizziamo tutte le trasmissioni televisive vediamo essenzialmente solo uomini e non è un caso che le istanze delle donne che segnalano la pericolosa situazione delle donne vittima di violenza domestica, rinchiuse nelle abitazioni, faccia fatica ad essere considerata un emergenza tra le emergenze.
Come è davvero doloroso constatare che dei bambini nessuno se ne preoccupa, e proprio durante questa pandemia, mentre tutti sono concentrati sul COVI, decisioni aberranti e in piena violazione dei diritti dell’infanzia stanno passando sotto silenzio.
Un bellissimo bambino di 9 anni che chiameremo Pietro (nome di fantasia), rischia di fare la stessa fine di Federico perché nessuno lo ascolta, l’Associazione Federico nel cuore onlus (www.federiconelcuore.com), intervenuta a suo sostegno ha chiesto l’immediato intervento del Ministro Bonafede affinché a Pietro gli sia riconosciuta adeguata protezione, nonché il diritto di vivere e diventare grande senza più subire maltrattamento e abuso.
Questo bambino ha subito esperienze terrificanti, prima abusato dal padre, poi messo in comunità , picchiato in spazio neutro, ora lo si vuole consegnare al padre maltrattante che ha ottenuto, grazie a potenti “maneggiamenti legali e peritali” degni di uno stato borbonico, che Pietro venga obbligato a vederlo pena, in caso di suo rifiuto, inviato in una comunità della Calabria, con il rischio che venga applicato il “reset terapeutico” finalizzato alla rottura del legame materno, oppure in affido super esclusivo al padre abusante. E l’unica colpa della madre è quello di voler proteggere suo figlio dall’abuso.
Chiediamo al Ministro di Giustizia alla luce di quanto evidenziato nel fascicolo a lui inoltrato, di agire in modo di garantire al piccolo Pietro il diritto costituzionale di essere preservato nella sua integrità fisica e psichica, che il suo diritto alla vita sia riconosciuto, contribuendo al riemergere di una morale giuridica rispettosa dei diritti dell’infanzia che ogni paese civile dovrebbe sempre ed incessantemente perseguire.
Si è troppo lasciato correre, si è permesso che potenti lobby, interessi legati a case-famiglia, cooperative, usassero i bambini per i loro sporchi affari. Troppo spesso le istituzioni si dimenticano il fatto che dietro una donna che subisce violenza vi sono dei bambini che pagano un prezzo ancora più alto, non solo in termini di violenza assistita ma anche perché subiscono la deportazione in comunità ed obbligati a vedere il padre violento in spazi neutri, decisioni che reiterano sui piccoli innocenti una violenza inaudita tutta di stampo istituzionale.
I bambini arrivano per ultimi unitamente agli anziani, altra categoria sociale bistrattata e fonte di guadagno per i gestori di RSA che percepiscono rette da capogiro, luoghi dove persone fragili subiscono in troppi casi anche maltrattamenti; come non cogliere l’agghiacciante analogia con le case-famiglia dove vi rinchiudono bambini a colpi di perizie spazzatura prive di alcuna validità scientifica, redatte da famosi pro-PAS, come nel caso di Pietro?
Bibbiano è stato solo una tessera di un puzzle più grande, che ha nascosto la vera “testa del cobra”, altro che mascherine in spazio neutro, i problemi sono ancora più grandi e terribili. In spazio neutro molti bambini non ci devono nemmeno mettere piede, devono ritornare alla loro casa, dalla loro madre.
Molti bambini piemontesi – tra i quali Pietro – sono obbligati a relazionarsi con un padre maltrattante in piena violazione di quanto stabilisce la Convenzione di Istanbul (da noi recepita e quindi in vigore) che lo vieta espressamente, sono stati allontanati dalla loro madre con pretestuose diagnosi di Pas, o sbattuti in comunità con modalità discutibili e prive di fondamento. Che dire delle linee guida scritte per l’ascolto del minore edite dalla regione Piemonte , sottoscritte da molti che si richiamano alla teoria dell’alienazione genitoriale , periti, avvocati, giudici, servizi territoriali coinvolti in numerosi casi di allontanamenti dalla madre, gli stessi che di fatto vogliono consegnare Pietro al padre abusante (a colui che ha commesso su di lui violenze e abusi che fanno vergognare di appartenere al genere umano).
Abbiamo chiesto al Ministro Bonafede di inviare subito ispettori ed indaghi sul caso attenzionato e su quanto accade a Vercelli e Torino, non è accettabile che dai fascicoli spariscano prove, che in fase peritale spariscano i video e le registrazioni, che i nomi siano sempre gli stessi e le sentenze una vera e propria irrispettosa violazione dei diritti dell’infanzia.
Il Ministro della Giustizia deve intervenire a tutela di tanti bambini e di Pietro che rischia di essere riconsegnato al padre ed obbligato a vederlo anche se ne ha terrore. La vita di questo bambino è in pericolo come era quella di Federico, ucciso in ambito protetto perché non ascoltato. Vogliamo insabbiare ancora tutto? o vogliamo ascoltare Pietro ed evitare l’ennesima tragedia? Ministro Bonafede intervenga prima che sia troppo tardi.