Finalmente una buona notizia. Arriva dal Senato, oggi l’Aula di Palazzo Madama ha approvato in via definitiva e all’unanimità la Legge di ratifica della Convenzione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) per l’eliminazione della violenza e delle molestie nei luoghi di lavoro.
La Convenzione è stata varata nel giugno del 2019 a Ginevra, il Parlamento italiano ha impiegato un anno mezzo a ratificarla, in fondo neanche troppo, se si tiene conto dei tempi parlamentari resi ancora più complicati dalla pandemia.
Davvero una buona notizia, dunque, e per ragioni diverse. La violenza contro le donne ha tante facce e un unico comun denominatore, l’idea, la volontà di possesso degli uomini nei confronti delle donne. E questa patologica concezione dei rapporti fra generi si consuma tra le mura domestiche e, appunto, nei luoghi di lavoro.
Dotarsi di strumenti per contrastarla e eliminarla è in sé fatto assai positivo e Giulia (che nel 2019 ha anche collaborato con la Cpo Fnsi all’indagine sulle molestie contro le giornaliste) non può che essere contenta – ed infatti lo è, lo siamo tutte- che le donne abbiano una cassetta degli attrezzi da adoperare maggiormente composita, ricca e quindi efficace. Ma se la violenza domestica si fa forte della subalternità emotiva ed affettiva delle donne che la subiscono, quella che gli uomini esercitano nei luoghi di lavoro è spesso più subdola e distruttiva.
Ed è difficile, assai difficile difendersene e sottrarsi. Basti pensare che, secondo studi e indagini dei maggiori Istituti di statistica a cominciare dall’Istat, nel nostro Paese quasi una donna su due è oggetto di molestie ma oltre l’80 per cento delle vittime non denuncia. Più subdola perché quasi sempre il rapporto tra chi compie la molestia e chi la subisce è diseguale, non è reciproco. C’è chi ha potere e chi no.
Innanzitutto, quindi, è importante affermare che anche le molestie sono violenza, insidiosa perchè entra in gioco l’esercizio – appunto – del potere e il rapporto non paritario nel quale molestie e violenza assumono anche valenza di ricatto. Le donne che subiscono molestie sono spesso in una condizione di subalternità nell’organizzazione del lavoro nella quale si verificano. Il capo esercita il suo potere, afferma il suo ruolo e la sua identità. O anche pensa in quanto maschio e capo per di più, di poter fare ciò che crede. La Convenzione OIL appena ratificata riconosce tutto ciò, da qui la sua importanza, perché fornisce una definizione molto ampia di molestia: comportamenti e pratiche che provocano, mirano a provocare o sono suscettibili di provocare danni fisici, psicologici, sessuali o economici. Non solo, la Convenzione tutela le lavoratrici (ma anche eventualmente i lavoratori) a prescindere da quale sia il tipo di contratto, ma tutela anche volontarie e volontari, le persone che frequentano corsi di formazione, di tirocinio o di apprendistato o chi è alla ricerca di lavoro, e ovviamente si applica sia nel pubblico che nel privato.
Buona notizia, allora e ottimo strumento. Da raccontare, e tocca a noi giornaliste contribuire a farlo, e da applicare. Il passo successivo da compiere, però, è quello di costruire le condizioni affinchè molte più donne entrino e rimangano nel mondo del lavoro. E molte più donne sfondino il tetto di cristallo, facciano carriera e assumano ruoli di responsabilità. A cominciare dalle redazioni dei giornali e delle testate radiofoniche e televisive.