Settimana dal 6 all’11 dicembre 2021:
Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, Il Messaggero, L’Avvenire, Domani, il Fatto quotidiano, Il Sole 24 ore, Il Manifesto, La Verità
Firme in prima pagina: 512 uomini, 169 donne
Editoriali, commenti e analisi: 113 uomini, 31 donne
Interviste: uomini 105, donne 25
Rari nella settimana gli argomenti di genere: svanito il traino delle celebrazioni del 25 novembre, si parla pochissimo di donne se non indirettamente.
In primo piano l’aumento dei contagi da Covid, il tema del vaccino ai bambini, l’allarme per le regioni e le città che potrebbero cambiar colore. In politica si parla sempre più di Quirinale e si dibatte sullo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil, senza la Cisl.
Addio a Lina Wertmüller, prima regista donna italiana ad avere una nomination per gli Oscar che poi ha ottenuto nel 2020 alla carriera. Ne scrivono ovviamente tutti i giornali, ci sono pure le interviste a Giancarlo Giannini e Sophia Loren, attori molto vicini alla regista. Il Giornale e La Verità la celebrano, invece, in chiave anti femminista e anti politically correct.
Tutte le donne dell’anno Dicembre è il mese di attestati e classifiche. Quella della Bbc, tutta al femminile, ci fa ricordare situazioni già sepolte dall’incalzare della cronaca. Tra le 100 donne del 2021 nominate dalla Bbc c’è suor Ann Rose Nu Tawng, che è diventata un simbolo della protesta della società civile birmana al colpo di Stato militare. In particolare si ricorda una immagine in cui lei si inginocchiava davanti ai soldati per proteggere i cittadini che si erano rifugiati nella sua chiesa. Nella lista spiccano soprattutto le donne afghane ed è stata una scelta della Bbc quella di destinare a loro il 50 per cento dei riconoscimenti ad attiviste, scrittrici, sportive, insegnanti: ci sono una scolara e una libraia, una poliziotta e una procuratrice. Moltissime di loro non hanno potuto essere ritratte con fotografie, ma solo con un disegno, perché in pericolo di vita. Spazio anche per le donne salite ai vertici della politica in quest’anno, come la prima ministra degli Esteri libica Najla Elmangoush e la prima premier dello Stato di Samoa Flame Naomi Mata’afa.
Tutte le donne di Zaki. Dietro ogni grande ingiustizia c’è una donna che combatte: così è stato per la vicenda di Patrick Zaki, lo studente egiziano liberato dopo 22 mesi di carcerazione preventiva, rinnovata con sadismo ogni 45 giorni. Ed eccolo fuori mentre abbraccia la mamma, la sorella, la fidanzata e la sua avvocata. Tutte, in questo lunghissimo tempo, lo hanno seguito e confortato, immaginiamo fra quali pericoli, ma ora appaiono a viso scoperto nelle foto accanto a lui, senza paura. Ci conferma tante cose questa vicenda sulla forza delle donne nella battaglia. Lo scrive anche Elena Stancanelli sulla Stampa dell’8 dicembre, ricordando le madri di Plaza de Mayo e la stessa Greta Thunberg: «Addestrate da secoli di intelligenza carsica, sanno arrivare al risultato, senza smanacciare, senza far notare che lo stanno facendo, ma lavorando assiduamente e in silenzio». A queste coraggiose dedichiamo la nostra foto di apertura. Ma viene in mente pure la tenacia di Ilaria Cucchi che ha avuto la meglio sulla cappa di silenzi che ha circondato la morte di suo fratello Stefano; e un’altra giovane donna, Rania Abdel Atif ha appena iniziato la sua battaglia in nome del fratello Wissem Ben Abdel Latif, 26 anni, arrivato in Italia su un gommone dalla Tunisia all’inizio di ottobre e morto il 28 novembre al Servizio psichiatrico del San Camillo di Roma, dopo tre giorni in un letto di contenzione o come la mamma di Giulio Regeni, Paola Deffendi, che da anni, insieme al marito, cerca giustizia per il figlio e ora si chiede come sia possibile che il nostro sistema abbia contribuito a far liberare Zaki, ma non riesca a procurarsi quei quattro indirizzi in Egitto ai quali notificare l’accusa di omicidio del giovane ricercatore per sbloccare il percorso del processo italiano.
La vicenda di Patrick ci fa capire ancora qualcosa in più sui discorsi d’odio che intossicano il web: fateci caso, sotto ogni foto del ragazzo liberato, accanto ai commenti positivi sono in agguato le parole velenose che prendono di mira il suo aspetto fisico. “Troppo grasso, eppure ci avevano fatto credere che nelle carceri egiziane si sta male…altro che tormenti e torture…”, scrivono purtroppo in tanti.
Culle vuote Non erano inattesi i dati comunicati dall’Istat sui tassi di natalità: al 31 dicembre 2020 eravamo solo 59 milioni e 236 mila e 213 residenti, con una diminuzione dello 0,7 per cento della popolazione rispetto al 2019. Sono 405mila e rotti in meno, come se in un anno fosse scomparsa una città come Bologna. Record minimo, 405 mila nuovi nati e 740mila decessi. Pesa su tutto la pandemia, anche se il calo demografico è tendenza in atto da anni. Commentano i dati Elsa Fornero sulla Stampa e Marina Corradi su Avvenire. Ed entrambe sono d’accordo sulla mancanza di un ingrediente fondamentale per potere far figli, cioè la speranza, senza la quale non c’è welfare che tenga. Fatte salve le ragioni economiche, le scarse politiche per la famiglia e tutto il resto.
Smart working è femmina Si chiamerà d’ora in poi lavoro agile, il protocollo è stato firmato il 7 dicembre scorso ed è però solo ora una cornice nella quale finiranno i relativi accordi aziendali. Tutti i giornali ne hanno parlato, illustrando i servizi con foto o disegni che ritraggono donne. Una premonizione?
Poi c’è il lavoro quello brutto, quello nero e la moglie di un prefetto indagata per sfruttamento degli immigrati nell’ambito di una inchiesta anti caporalato in provincia di Foggia. Rosalba Livrero Bisceglia non è solo un’imprenditrice agricola, ma la consorte dell’ormai ex numero uno del Viminale per l’immigrazione: il prefetto Michele Di Bari, fino al 2019 a Reggio Calabria e da due anni nel ruolo, si è dimesso, infatti, subito dopo aver saputo del coinvolgimento della moglie e si è detto certo che si tratti di un equivoco. La Lega ha chiesto, come sempre, le dimissioni della ministra Luciana Lamorgese. Il problema è che fu proprio Matteo Salvini a volere il funzionario a capo dell’importante dipartimento dopo che, da prefetto di Reggio Calabria, aveva sollevato il problema del sistema Riace creato dall’ex sindaco Mimmo Lucano. E quindi… Mentre ci racconta questa vicenda pugliese, Repubblica ci informa anche dei risultati contenuti nel Rapporto sul caporalato del Ministero del Lavoro. Qualcosa si muove, le ispezioni dal 2019 al 2021 sono aumentate del 400 per cento, anche se parliamo ancora di qualche migliaio di controlli in più, una goccia nel mare. Bella storia di lavoro, invece, quella che ci racconta Antonella Mariani su Avvenire del 9 dicembre, quella di Semhal Guesh, 29 anni, etiope, imprenditrice sociale: ha smesso di studiare a 12 anni, causa matrimonio prematuro e combinato e oggi guida la Kabana Leather, azienda di pelletteria che ha portato occupazione a 110 persone rientrate dall’immigrazione, l’80 per cento sono donne con figli piccoli.
Una buona notizia arriva pure dalla Germania dove il neo cancelliere Olaf Scholz ha nominato la sua squadra di governo con ben 8 ministre su 17. Tre di loro in dicasteri di rilievo: la verde Annalena Baerbock agli Esteri; alla Difesa Christine Lambrecht dell’Spd e la sua compagna di partito Nancy Faeser agli Interni. Noi invece siamo a contenderci il seggio nel collegio romano rifiutato dall’ex premier Conte. Daniela Preziosi firma su Domani un pezzo nel quale, elencando i veti incrociati dei partiti interessati al seggio lasciato libero da Gualtieri, paventa una spiacevole sfida fra donne. Italia Viva ha infatti proposto Elena Bonetti, attuale ministra delle Pari opportunità.
Orrori Sul Giornale di sabato 11 il manager farmaceutico Antonio Di Fazio ammette di avere devianze sessuali, ormai sono sei le donne che lo accusano e ha dovuto cambiare strategia processuale. Nella stessa pagina la storia di una donna di Civitavecchia segregata, violentata e torturata dall’ex partner che lei aveva perdonato già una volta. L’uomo è stato arrestato, la donna ricoverata in ospedale. Su quasi tutti i giornali esaminati si scrive in breve di altre accuse di maltrattamenti nei confronti del giornalista sportivo Enrico Varriale. Una seconda donna lo accusa di averla segregata e schiaffeggiata. Lui si difende dicendo di essere vittima di una folle gelosia.
Storie di segregazione e violenza arrivano anche da Ferrara dove, dopo 4 anni di angherie, una ragazza marocchina di 18 anni è stata liberata dalla polizia. Il padre di 56 anni e il fratello di 32 sono accusati di maltrattamenti, minacce e sequestro di persona in concorso. Commenta Karima Moual su Repubblica dell’8 dicembre: «Possiamo ora sentirci tranquille per il pericolo scampato? Ovviamente no. Bisogna ribadire ad alta voce che c’è un’Italia che ci viaggia a fianco con una seconda generazione di giovani donne di cultura musulmana che continua a crescere, ma che porta sul proprio corpo un conflitto generazionale e culturale violento che rischiamo di perdere di vista».
Il Corriere del Veneto dell’8 dicembre e poi all’indomani altri giornali che riprendono la notizia, ci raccontano l’incredibile storia di una ragazza di 28 anni sottoposta a un esorcismo durato ben 9 ore, nel santuario della Madonna di Monte Berico. Stando alle testimonianze dei frati avrebbe aggredito tutti, scalciando, saltando sui mobili e urlando in latino. L’ambulanza e la polizia, chiamati, sono rimasti fuori dal santuario. L’esorcismo, secondo quanto leggiamo, avrebbe impegnato quattro frati più un altro religioso collegato in videoconferenza, un misto di oscurantismo e tecnologia. Alla fine la poveretta, stremata, è stata fatta uscire. Chi ha firmato la cronaca evidentemente non si è domandato come sia possibile sequestrare per tante ore contro la sua volontà, una ragazza che probabilmente aveva bisogno di essere assistita da un medico. Cosa si fa per qualche like in più…