C’era anche GiULiA giornaliste nella delegazione italiana che ha partecipato a Bruxelles alla conferenza conclusiva del progetto europeo Lead Online contro l’hate speech, in occasione del Safer Internet Day, il 6 febbraio, giornata internazionale di sensibilizzazione all’uso sicuro e consapevole della Rete, istituita nel 2004 dall’Unione europea. Lead Online Eu project, finanziato dal programma Cerv dell’Unione europea ha coinvolto associazioni ed esperti di 7 Paesi Ue (Italia, Austria, Bulgaria, Cipro, Croazia, Grecia e Romania) con l’ obiettivo principale di combattere la diffusione del discorso d’odio online rafforzando il pensiero critico e l’alfabetizzazione digitale e ai media di diverse categorie: ragazzi tra i 14 e i 19 anni, insegnanti, attivisti sui social, giornalisti e Ong. Il progetto ha messo a punto anche degli strumenti pratici, tra cui un test di autovalutazione, un questionario online in sette lingue per testare la propria consapevolezza per quanto riguarda l’hate speech e le proprie competenze in merito. Un altro tool del progetto è il gioco interattivo Hate out, sempre multilingue, che consente di calarsi in situazioni realistiche, basate su case history reali, di episodi di odio online alle quali viene richiesto di reagire secondo diverse opzioni. In base alla reazione scelta, i partecipanti ricevono dei feedback che misurano l’efficacia delle azioni effettuate nel corso della simulazione. Il gioco è corredato di manuali per educatori con materiale da utilizzare durante laboratori scolastici.
Oltre al test e al gioco Lead Online ha prodotto anche un rapporto, basato sul lavoro di training, di incontri, di mappatura iniziato nel 2022 che ha coinvolto migliaia di studenti e operatori dei diversi Paesi coinvolti, corredato da un confronto e dall’ analisi dei diversi sistemi legislativi e giudiziari. Nel rapporto uno dei punti critici emersi, ribadito anche nel corso della conferenza di Bruxelles, è la difficoltà a trovare una definizione di hate speech condivisa in tutti i Paesi, anche a fronte di sensibilità culturali e sistemi regolatori diversi. Un punto in comune riguarda invece il fatto che in tutti i sette Paesi tra i responsabili di diffusione di hate speech ci sono i partiti di estrema destra e i loro affiliati, mentre in Italia e in Romania è soprattutto il mondo delle tifoserie a fare da volano al discorso d’odio online su base razziale o sessista. Il rapporto evidenzia anche la diversa emergenza di categorie target dell’odio online: in Italia sono le donne, come certifica da anni la mappa dell’intolleranza di Vox diritti, in Austria, Cipro, Croazia e Grecia i migranti, in Bulgaria e Romania i rom.
Per l’Italia hanno partecipato Sylvia Liuti e Giulia Soldati di Forma.Azione, partner del progetto, Sonia Montegiove e Paolo Prinetto del Cini (Consorzio interuniversitario nazionale per l’informatica), Gabriella Ceccarelli della Regione Umbria sede di Bruxelles, Fabiana Cruciani, dirigente scolastica dell’Itts Volta di Perugia e coordinatrice della Rete nazionale delle scuole di pace e Paola Rizzi, vicepresidente di GiULiA Giornaliste e nel direttivo della Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio. Presente, inoltre, Tommaso Chiamparino, Policy officer Fundamental rights della Commissione europea.