Non esistono le baby escort, ma minorenni sfruttate. La condanna di GiULiA e delle Cpo

La Carta di Treviso parla chiaro: non ci sono ci sono baby escort, ma vittime minorenni di sfruttamento. Il caso di Bari riporta in voga parole sbagliate. La condanna di Cpo Fnsi, Odg, Usigrai e GiULiA

Non esistono le baby escort, ma minorenni sfruttate. La condanna di GiULiA e delle Cpo
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14 Maggio 2024 - 17.31


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Adolescenti costrette alla prostituzione, non “baby escort” o “baby prostitute”: dal 2016 l’uso di questi termini equivale a violazione deontologica passibile di sanzione disciplinare. All’indomani dell’ultima inchiesta, a Bari, su un giro di prostituzione con minorenni coinvolte, condanniamo l’uso di questi termini. Come Commissioni Pari Opprtunità Fnsi, Ordine dei Giornalisti e Usigrai con Giulia Giornaliste richiamiamo giornaliste e giornalisti all’uso corretto e rispettoso del linguaggio.

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Il ricorso che molte testate fanno della definizione ‘baby squillo’ è una violazione della Carta di Treviso, cioè la carta deontologica dei giornalisti per la tutela dei minori, come esplicitato con una delibera del Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti nel 2016. L’Ordine ricorda che «le bambine sono le vittime e gli uomini che abusano di loro, i pedofili, sono i colpevoli», aggiungendo che «usare i termini corretti è alla base del nostro lavoro. Scambiare le vittime con i colpevoli dà luogo ad una informazione falsa e fuorviante». Quando le vittime sono minori, sono e devono essere considerate innocenti anche nella terminologia.

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