Due rapporti pubblicati in questi giorni ci dicono che per quanto riguarda lo stato della libertà di stampa e la condizione dei giornalisti e delle giornaliste in Italia e non solo, le cose peggiorano. La classifica di Reporters Sans Frontiers, pubblicata ogni anno in occasione della giornata mondiale per la liberà di stampa che cade il 3 maggio, descrive un quadro fosco con alcuni arretramenti clamorosi anche sul fronte occidentale: fa impressione vedere il grafico in timelapse che dal 2014 ad oggi colora la cartina geografica del mondo sempre più di rosso, evidenziando il dilagare delle zone critiche. Non è certo inaspettata la retrocessione degli Stati Uniti che in un anno hanno perso due posizioni, passando da 55 a 57, principalmente per gli attacchi reiterati diretti da Trump, Musk e affini ai media professionali. Più sorprendente il passo indietro della Germania che esce dalla top 10 mondiale e diventa undicesima per le aggressioni ai giornalisti da parte dei partiti e delle organizzazioni di estrema destra. Nel mezzo l’Italia, che perde tre posizioni e si colloca buon ultima tra i paesi dell’Europa occidentale, al 49esimo posto, in area problematica. Le criticità sono quelle più volte sottolineate negli ultimi anni: leggi bavaglio, governance del servizio pubblico, sospette concentrazioni editoriali (vedi il caso Agi-Angelucci), ma spicca l’aumento delle aggressioni nei confronti dei giornalisti e delle giornaliste, sia da parte della criminalità organizzata che da parte di esponenti anche di primo piano della politica, attraverso campagne di intimidazione, aggressioni verbali e online e querele temerarie. Un dato: in Italia ci sono ben 20 giornalisti al momento che vivono sotto scorta.
Sul tema delle aggressioni ha acceso un faro anche il Liberties Media Freedom Report 2025 , rapporto redatto da un consorzio di 40 ong sullo stato della libertà dei media nell’Unione Europea che dedica un capitolo alle molestie nei confronti delle donne che fanno giornalismo. Vale la pena citare il testo laddove precisa che «sebbene la possibilità di molestie e attacchi sia una realtà per tutti i giornalisti, le giornaliste sono particolarmente colpite. Spesso le molestie contro di loro includono una componente sessualizzata». Come GiULiA non si è stancata di denunciare in tutte le sedi, l’elemento sessista e misogino rappresenta un surplus di violenza e discriminazione che purtroppo vede il nostro Paese in prima fila anche nel settore dei media. «In Italia – si legge nel rapporto- le donne giornaliste hanno molte più probabilità di diventare bersaglio di campagne diffamatorie sessiste e ageiste». Una condizione che condividono con le altre donne esposte sulla scena pubblica.
Uno sguardo d’orizzonte a livello europeo segnala una rosa di casi esemplari, come quello della giornalista investigativa bulgara di NOVA TV Marieta Nikolaeva, che si è vista rilanciare sui social una sua immagine nuda creata con il deepfake. Ma anche in Svezia, che è al top nella classifica di RSF (quarta, dietro Norvegia, Estonia e Olanda), dove il rischio di attacchi è, in generale, relativamente basso, le molestie e le minacce online sono lo stesso particolarmente brutali per le donne giornaliste e per le donne in generale. Un rapporto sulla diffusione dell’odio promosso da un’agenzia governativa svedese utilizzando l’Intelligenza Artificiale ha rilevato che il 55% delle donne è stata vittima di attacchi online, rispetto al 41% degli uomini. Le giornaliste sono state le più bersagliate. Risultati in perfetta sintonia con quelli italiani della Mappa dell’Intolleranza di Vox diritti, che con GiULiA ha monitorato negli anni passati anche i profili delle giornaliste.
E’ di oggi la densa testimonianza pubblicata dalla Stampa di Francesca Santolini, giornalista che si occupa di temi ambientali che da mesi è bersaglio di attacchi d’odio e minacce (la più classica: ti stupro) con migliaia di messaggi, dopo aver pubblicato un libro sull’ecofascismo. Santolini anticipa un dettagliato rapporto dell‘International Press Institute sulle minacce online subite dai giornalisti che si occupano di ambiente da parte di centrali più o meno organizzate che unisce politici e giornalisti di destra, propaganda russa, novax, trumpiani a vario titolo.
Se la questione del sessismo e della misoginia che ancora permea le nostre società da Sud a Nord, dal Mediterraneo alla Scandinavia è un’emergenza trasversale, restano, per quanto ci riguarda altri elementi critici: nel rapporto annuale per il 2024 della Coalition Against SLAPPs in Europe (CASE), l’Italia è citata per il più alto numero di SLAPP (26) tra i Paesi indagati. Il rapporto di Liberties tra i tanti episodi di intimidazione nei confronti dei giornalisti del servizio pubblico cita anche GiULiA a proposito del caso di Serena Bortone e il testo censurato di Antonio Scurati. Entro agosto dovrà essere adottato il Media Freedom Act che dovrebbe stabilire regole stringenti sull’indipendenza del servizio pubblico nei diversi Stati, ma le premesse non sono buone.