Donne alla gogna. Stop all'istigazione all'odio social contro giornaliste e politiche | Giulia
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Donne alla gogna. Stop all'istigazione all'odio social contro giornaliste e politiche

L'ultima è stata Rula Jebreal: l'odio social colpisce le giornaliste in modo sproporzionato, noi di GiULiA giornaliste, da tempo impegnate sui temi dell'hate speech misogino, anche all'interno della Rete Nazionale contro i discorsi e i fenomeni d'odio, lo sappiamo bene e per questo aderiamo alla campagna di sensibilizzazione contro l'odio social nei confronti delle giornaliste e delle politiche promossa dal linguista Massimo Arcangeli

Donne alla gogna. Stop all'istigazione all'odio social contro giornaliste e politiche
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2 Luglio 2025 - 19.05


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Grazie a un dossier che sta via via elaborando Massimo Arcangeli, ideatore e promotore dell’iniziativa, verranno organizzati in diversi luoghi una serie di eventi, a partire dal mese di settembre, sulla violenza verbale contro le donne alimentata da politici e amministratori locali che danno in pasto sui social tante figure femminili, tra attiviste e giornaliste (l’ultima Rula Jebreal su tutte), intellettuali e politiche (fra le più prese di mira Elly Schlein, Giorgia Meloni, Ilaria Salis, Liliana Segre, Laura Boldrini), con post, spesso accompagnati da scatti, fotogrammi, disegni, ecc., scelti “chirurgicamente”, il cui fine principale è di aizzare i propri follower contro l’obiettivo polemico di turno. I  post di quei soggetti finiscono così per generare commenti raggelanti, palesando le intenzioni di chi li pubblica con la piena consapevolezza dell’effetto prodotto: un odio pauroso che, in un gioco al massacro, finisce per innescare spirali inarrestabili produttrici di altro odio (lampante il caso del professore di Napoli che ha augurato alla figlia della premier di fare la stessa fine della quattordicenne uccisa a sassate dal fidanzato).

Il fenomeno ha raggiunto livelli impressionanti e fra i responsabili di azioni continue e sistematiche di annientamento dell’avversario femminile, vittima di un’inesorabile gogna mediatica, ci sono politici come Matteo Salvini e Roberto Vannacci. Il primo è noto soprattutto per le sue tecniche ormai collaudate di “polarizzazione sentimentale”, come nei riguardi dei migranti e delle femministe e delle lesbiche. Nella settima edizione del Barometro dell’odio (2024) prodotto da Amnesty International, e intitolato “Delegittimare il dissenso. Come il diritto di protesta e le persone che fanno attivismo sono rappresentate nel discorso pubblico“, i primi 4 dei 5 post su Facebook che hanno prodotto “più incitamento all’odio e alla discriminazione” (p. 14) sono opera di Salvini.

La campagna culminerà in un manifesto elaborato col contributo di chi parteciperà agli eventi che programmeremo e di chiunque  altro voglia sostenere la nostra  iniziativa con testimonianze, messaggi di supporto, contributi audiovisivi o altro. Ecco i primi punti del nostro manifesto:

  • NO all’istigazione social contro le donne attuata, oltreché con il body shaming, con i mezzi  risaputi di una delegittimazione che, quando non passa per l’offesa manifesta al corpo femminile, raggiunge il suo obiettivo con la replicazione di stereotipi i cui effetti sono di moltiplicarli a dismisura, aumentarne la potenza di fuoco e aggravarne la portata offensiva;
  • NO all’istigazione social contro le donne mascherata da presa di posizione contro un’avversaria politica. Dietro un post o un commento anche apparentemente innocente si nasconde in realtà l’intenzione profonda di offendere il bersaglio di turno in quanto donna;
  • NO all’istigazione social contro le donne che, con l’alibi dell’indottrinamento prodotto  dall'”ideologia gender”, è produttrice di gravi forme di discriminazione contro le  minoranze femminili di genere;
  • NO all’istigazione social contro le donne che si riversa in un odio trasversale (fatto di insulti, offese, intimidazioni o altro, fino alle minacce di violenza o di morte) le cui vittime predestinate sono spesso i familiari o i parenti dell’offesa, spesso colpita nel suo ruolo di madre o di figlia.

Massimo Arcangeli, Susi Ronchi, Beatrice Curci
GiULiA Giornaliste

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