Lavoratrice e madre? Appunti per una rivoluzione possibile

"Non è un paese per mamme" di Paola Setti. Storie e problemi attraverso testimonianze e dati. La parola a manager, femministe, esperte d'allattamento, architetti... [Di Francesca Forleo]

Lavoratrice e madre? Appunti per una rivoluzione possibile
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Francesca Forleo Modifica articolo

1 Novembre 2019 - 19.07


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“Sarà anche un Paese di mammoni, ma l’Italia non è un Paese per mamme. Non lo è per il lavoro, sempre più difficile da conciliare con la famiglia a meno di non esser ricchi, o dotati di nonni da schiavizzare, o di ritrovarsi con i figli grandi senza averli visti crescere. Non lo è per i partner che le donne hanno a fianco, ancora così restii a condividere la fatica del lavoro di cura (figli, genitori, casa) da sfigurare malamente nel confronto con i maschi nord europei. Non lo è per i servizi che mancano, né per l’idea stessa di città. Non lo è, in ultima analisi, per un problema culturale: alle donne che fanno figli in Italia viene sostanzialmente detto: hai voluto la bicicletta? Ora pedala, da sola e in salita”. Così Paola Setti, giornalista, mamma, dopo una lunga carriera tra quotidiani e agenzie di stampa, oggi ufficio stampa del primo tronco di Autostrade, autrice di “Non è un paese per mamme, appunti per una rivoluzione possibile”, All Around 2019, 12 euro.

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Con tante storie a partire dalla sua finita con le dimissioni – “Setti, il tuo posto è garantito se torni come prima” le disse un direttore al rientro dalla seconda maternità – e dati come le 24mila madri che lasciano il lavoro ogni anno in Italia per l’impossibilità di conciliare cure parentali (tutte sulle loro spalle), la giornalista affronta un viaggio nella vita delle lavoratrici, mamme e non, attraverso i loro racconti. A parlare ci sono il grande manager d’azienda e la femminista, l’esperta di allattamento e il giuslavorista, la studiosa di demografia e quella di politiche di welfare, passando attraverso punti di vista “laterali”: dall’architetto che suggerisce di ridisegnare città e abitazioni alla preside che ha “inventato” la scuola nel difficile quartiere del Brancaccio a Palermo, togliendo i bambini dalla strada e mettendo dietro ai banchi anche le loro mamme.

La realtà che ne esce è drammatica: dopo aver fatto figli, le donne lasciano con sofferenza il loro lavoro, a volte per una scelta imposta o subdolamente indotta dal datore di lavoro, nonostante le leggi a sostegno della maternità e i principi sanciti nella Costituzione. E chi il lavoro lo mantiene, lo fa quasi sempre pagando un prezzo altissimo in termini di tempo con i propri figli e di tempo per sé. La situazione, va da sé, incide negativamente anche sul già basso tasso demografico (1,3 figli per donna) e che Paola Setti affronta allargando lo sguardo alla più generale (e irrisolta) questione della parità di genere, sempre supportando i racconti con numeri e testimonianze raccolte nel paese più mammone del mondo che però non ama le proprie mamme.

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Gli appunti per la rivoluzione possibile, che prendono spunto anche dal modello danese, insieme alla raccolta di dati su aspetti del problema come il gender gap nelle retribuzioni del lavoro, fanno di questo libro – godibilissimo, commovente a tratti, sempre graffiante – non solo uno spaccato della realtà italiana ma, anche, un’ottima agenda di quel che resta da fare (moltissimo) in direzione di una reale parità.

I prossimi appuntamenti del tour di presentazioni – che passerà anche per Milano, Roma, Potenza e Palermo – sono:

Genova, 8 novembre, ore 17, corso Podestà 2

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Moneglia, 9 novembre, ora da definire, Hotel Eva La Romantica, via Rivara 5

Sarzana, 14 novembre, ore 17,30 Loggiato di Gemmi, via Bonaparte 11

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