Come se fosse morta. Come se fosse orfana. Come se non avesse amiche. Come se fosse un fantasma. Che può essere attraversato dalle parole senza venire ferito di nuovo.
È così che gran parte dell’informazione ha trattato la donna vittima dello stupro di gruppo che vede coinvolti giovani della Liguria bene. Un caso tra i più pruriginosi degli ultimi anni. Perché uno dei protagonisti è il figlio di Grillo.
Tanto è bastato per scatenare dibattiti pubblici e scrivere articoli e fare servizi televisivi come se non esistesse più alcuna regola. Come se la nostra professione non fosse soggetta ad alcuna deontologia (articolo 5bis, senza scomodare il Manifesto di Venezia, ahinoi carta straccia in questa triste vicenda), quell’insieme di precetti di cui ci siamo autodotate e autodotati per armonizzare l’articolo 21 della costituzione con il resto delle tutele e dei diritti che regolano (o dovrebbero regolare) la vita democratica.
Fino all’orrore assoluto di riportare i verbali dell’inchiesta sui giornali, passaggio per passaggio. Violenza su violenza. Umiliazione su umiliazione.
Questo non è giornalismo, questa non è informazione.
Abbiamo denunciato all’Ordine dei giornalisti i quotidiani La Verità, Libero, Il Tempo e Fanpage.it per i loro articoli, che offendono profondamente chi ha a cuore questo mestiere con la pubblicazione dei verbali e dei dettagli più scabrosi, in oltraggio ad ogni regola.
Ma denunciamo con forza alla categoria e all’opinione pubblica anche tutte le testate che hanno fatto cattiva informazione, ammiccando al pubblico con racconti provocanti, ai limiti del lecito.
Chiediamo una presa di distanza pubblica a chi lotta in difesa della libertà di stampa e la convivenza civile.
Cpo Fnsi
Cpo Usigrai
Cpo Cnog
GiULiA giornaliste