Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (dal 9 al 14 giugno 2025) | Giulia
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Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (dal 9 al 14 giugno 2025)

Una settimana di notizie sui nostri media: come e quanto si parla di donne? E quante giornaliste descrivono il mondo? Giulia prosegue con il suo osservatorio sui giornali in ottica di genere

Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (dal 9 al 14 giugno 2025)
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Luisella Seveso Modifica articolo

16 Giugno 2025 - 17.04


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Le firme in prima pagina

Uomini 940, donne 357

Editoriali, commenti e analisi: uomini 165, donne 32

Le interviste a uomini 255, a donne 57

Mondo in fiamme, con il nuovo fronte tra Iran e Israele; guerra infinita tra  Russia e Ucraina, rivolte negli Usa contro l’amministrazione Trump, in Irlanda del Nord contro gli immigrati, aggressioni e popolazioni decimate e ridotte alla morte per fame. Questa Terza guerra mondiale diffusa è una guerra di uomini potenti assetati di altro potere, indifferenti al resto. Raramente compare una donna in questi scenari. Come ha scritto magistralmente la Nobel Svetlana Aleksievič  “La guerra non ha un volto di donna.” L’immagine della devastazione di Gaza è forse l’esempio più tragico.

In questo contesto è sempre più difficile e rischioso svolgere il nostro mestiere di giornalisti, e nonostante ciò moltissime colleghe ( ne abbiamo viste anche sotto gli attacchi aerei di questi giorni) e colleghi coraggiosi rischiano e a volte perdono la vita per mostrare a noi la faccia feroce del mondo. A questo proposito Israele, che sta isolando anche dal punto di vista delle comunicazioni la Striscia di Gaza non consente ai giornalisti stranieri di entrare nel territorio. L’Ordine dei giornalisti e i principali quotidiani italiani hanno perciò chiesto al Governo italiano di farsi promotore con le autorità israeliane e in sede europea di un’iniziativa per consentire ai giornalisti stranieri l’ingresso nella Striscia. Un atto dovuto. Raccontare la realtà è fondamentale, anche per evitare che il mondo non sappia e che le atrocità anneghino nel silenzio.

Ma anche per noi sui quotidiani restano notizie nere. Tante. A fronte di qualche sprazzo di luce e di personaggi positivi, che fortunatamente ci sono. Cominciamo dal buio.

Giallo di Villa Pamphili

 In questa settimana la cronaca si è focalizzata sul caso di Villa Pamphili, a Roma. Come in un thriller, il 7 giugno sono stati ritrovati nel grande parco romano un corpo di donna giovane, in un sacco dell’immondizia ( una donna come un rifiuto da eliminare, come al solito)  e poco lontano quello di una bambina di pochi mesi, gettata nuda sotto un cespuglio.

Tutti i quotidiani, anche tv e webhanno dedicato pagine intere  e servizi al crimine, azzardando ipotesi sull’iniziale nulla in mano agli inquirenti.  Molte le colleghe impegnate nei report. Il Messaggeroquotidiano romano, ha ospitato gli articoli più numerosi. Si cercava un uomo sulla quarantina, visto da qualcuno insieme a una donna giovane e a una bambina, che l’esame del Dna ha confermato essere mamma e figlia. La donna, il corpo coperto da grandi tatuaggi, morta da giorni, la bimba poche ore prima del ritrovamento.  Dopo giorni di indagini tra le mense dei poveri e i luoghi di accoglienza per clochard, si risale al nome dell’uomo nei confronti del quale viene spiccato un mandato di cattura internazionale. Sabato viene fermato in Grecia Rexal Ford, 46 anni, cittadino americano, precedenti per maltrattamenti in famiglia, con accuse di violenza, di omicidio volontario aggravato nei confronti della bambina e occultamento di cadavere. Il Corriere riporta che l’uomo si fingeva un regista omonimo ed era uno strano tipo di clochard, con carta di credito per le sue spese. Della donna non si conoscono ancora le cause della morte per cui al momento gli è stato contestato solo l’occultamento di cadavere. Dal suo interrogatorio ci si aspettano importanti risposte. 
Nel complesso la vicenda è stata seguita correttamente, senza grandi scivoloni. 

Solo in più quotidiani il solito commento ambiguo: ma lei non aveva mai sporto denuncia per maltrattamenti…  Il Corriere interviene con un commento di Walter Veltroni sulla tragica morte di due invisibili, in un luogo di gioia e serenità. Sul Giornale invece Stefano Zurlo accusa il sindaco Gualtieri di fare la passerella mentre i luoghi simbolo della città come il parco di villa Pamphili sono abbandonati al degrado.

Altro caso atroce, a tinte se possibile più fosche, quello dell’omicidio violento a Prato di Maria Denisa Paum, 30 anni, ritrovata in un casolare abbandonato tra i rovi, senza testa e, un anno fa, di  Ana Maria Andrei, 27 entrambi confessati da Vasile Frumuxache, guardia giurata di 32 anni. Dopo aver ucciso Maria Denisa, l’avrebbe portata a casa per decapitarla e, con il corpo chiuso in una valigia e caricato in macchina, avrebbe accompagnato i figli a scuola. L’uomo ha confessato ma si teme possa avere ucciso ancora, e nel suo giardino si sta scavando proprio vicino ai giochi dei figli per cercare tracce di altri delitti. Cinque ragazze sono sparite nel nulla in Toscana e la procura di Prato teme che siano state uccise da lui.  Proprio nel  suo giardino infatti sono stati rinvenuti una vertebra umana, una ciocca di capelli e uno slip da donna: si fa sempre più strada l’ipotesi che si tratti di un serial killer legato ad un circuito internazionale dedito allo sfruttamento della prostituzione. Un personaggio spaventoso, dalla doppia vita, un killer violento A proposito di questi delitti, va detto che tutti i giornali hanno parlato di escort, per definire le vittime. Donne vittime di un criminale, però escort.

E su Avvenire Massimo Calvi si sofferma sul linguaggio dei delitti di prostitute, definite lavoratrici del sesso in cui individua una vittimizzazione secondaria. L’origine dei delitti non è nel lavoro, gli uomini uccidono anche  compagne e mogli, né la “regolarizzazione” delle prostitute le protegge come si lascia intendere. Perché non si tratta di lavoro, ma di stupro a pagamento. Gli uomini pagano per abusare e dominare. E non sempre si arriva alla violenza estrema, ma per quanto ben narrata ed edulcorata, si tratta di una violenza retribuita.

Se non bastasse  per tutta la settimana è continuato lo stillicidio di violenze e femminicidi,  meno complessi forse, ma con i moventi più vari. Di quello di Tolentino, avvenuto sabato per la strada, ci sono soltanto i resoconti dei telegiornali. la solita vicenda, a quanto pare, ormai un classico: separati da tre anni, lui non accettava la situazione, la uccide a coltellate. Al solito si commenta: lui aveva problemi psichici. 

Libero: Lecce. Anziano uccide con colpo di pistola la moglie diabetica. Rifiutava i farmaci.

La Stampa Biellauna giovane donna ha denunciato di essere stata violentata davanti al figlio di 4 anni dal muratore che le stava ristrutturando la casa. Lei si era recata a vedere come procedevano i lavori , è stata sequestrata e violentata per ore. È riuscita a liberarsi e a dare l’allarme. Più tardi è  stato individuato e arrestato a Milano, dove era fuggito, un muratore egiziano di 24 anni.

Non mancano   in questo panorama dati e commenti : Il Giornale riporta che, intervenendo all’incontro “Facciamo rumore “organizzato dall’associazione Pari e dalla Fondazione Giulia Cecchettin il presidente del tribunale di Milano Fabio Roia  ha detto che a Milano ci sono circa 50 denunce al giorno per reati da codice rosso. Ma questo è un bene, perché c’è meno sommerso. C’è fiducia nelle istituzioni.  In un’altra intervista invece Letizia Mannella “procuratore aggiunta” (!!)  Presso il Tribunale  di Milano commenta però che le leggi ci sono, ma non possono bastare: ” E la base di queste violenze  non sono azioni d’impeto, ma frutto della scelta di fare del  male”.

Gino Cecchettin durante lo stesso incontro ha invitato come sempre a lavorare sui più giovani, insegnando loro oltre al rispetto nei confronti delle donne a gestire anche le frustrazioni e la rabbia. Cosi’ come sulla stessa linea il commento ai fatti di questi giorni di  Francesco Vaia sul Messaggero: Gli uomini devono assumersi una responsabilità pubblica e personale, a casa, tra amici, nei luoghi di lavoro. Non è più sufficiente dichiararsi contrari alla violenza. Serve agire, educare, correggere, intervenire, ogni giorno”.

Interessante la dichiarazione riportata da Avvenire di Fabrizio Rutschmann, presidente di Pari che ha costituito una rete di aziende e realtà locali : “Soprattutto per noi uomini contrastare la violenza di genere non è un’opzione ma una responsabilità, ancora più urgente per chi ricopre ruoli di leadership. Il vero cambiamento arriva dagli spazi della quotidianità”.

E’ un’emergenza continua, bene che se ne parli. Su Il Fatto Giovanni Valentini scrive: per modificare la mentalità di una gran parte degli uomini è necessario innanzitutto bandire il maschilismo dai mass media attraverso un codice di autoregolamentazione, condiviso dagli operatori del settore: nel cinema, nella tv, nelle fiction, nelle serie televisive, nella pubblicità. Si potrebbe fare, per esempio, come contro il fumo (in pubblico): abolire nei film e in video scene di violenza sessista, di aggressione o sopraffazione, che alimentano un effetto perverso di assuefazione ed emulazione. Sarebbe opportuno poi evitare l’esibizione e lo sfruttamento della figura femminile a cui contribuiscono spesso modelle, attrici, cantanti, soubrette, showgirl. Garantire alle donne condizioni di autonomia e indipendenza attraverso il lavoro. Stabilire un’effettiva parità anche sul piano salariale. 
Riusciranno destra e sinistra a trovare un punto d’incontro su questo terreno?

Il giorno dopo

Non è finita qui, comunque. C’è stato anche un altro femminicidio, a Cene in val Seriana: un uomo, Rubens Bertocchi uccide la moglie  Elena Bertocchi con numerosi colpi di pistola e poi si suicida. Il fatto è avvenuto giorni fa, ma sui quotidiani della settimana è esplosa la polemica per la decisione (legittima ) della famiglia di far celebrare i funerali dei due coniugi insieme . Hanno fatto soprattutto scalpore le parole del parroco celebrante che ha detto che si tratta di una scelta di fede e amore. (!!!)” “Celebriamo l’amore che è più forte della morte” ha detto dal pulpito durante l’omelia. Poi per riequilibrare i pesi: ” Il femminicidio di Elena ha mostrato quanto possa essere grande nell’uomo il disprezzo per la vita delle donne… dobbiamo riscoprire l’importanza del ruolo della donna non solo madre e moglie ma ricchezza e risorsa per la società”.

 Commento di Elena Lowentall su La Stampa: quel funerale non ha nulla a che fare con l’amore, checché ne dica don Primo Moioli, non c’è amore quando un marito uccide così ( sette colpi di pistola ) la moglie per, probabilmente, il sospetto vago di un tradimento. E il suicidio finale non è riparatorio, è un surplus di dolore per i figli. Comprensibile la richiesta degli anziani genitori per un rito congiunto, può trattarsi di fede. Ma l’amore non c’entra. Gravissimo avvicinare una vicenda del genere al tema dell’amore, soprattutto per i ragazzi che lo ascoltano.

Da segnalare anche il seguito di un femminicidio a dir poco spettacolare, quello commesso la scorsa settimana  a Milano da Michael Pereira nei confronti della sua convivente, Sueli Barbosa, brasiliana come lui. La donna è morta gettandosi dal suo appartamento in viale Abruzzi per sfuggire al fuoco appiccato dal compagno. L’uomo secondo la  gip Anna Calabi che ha accolto le richieste della pm Maura Ripamonti sul caso, ha agito volendo eliminare la vittima con crudeltà non lasciandole alcuna via di fuga. Ha appiccato deliberatamente il fuoco, consapevole che lei, chiusa a chiave dall’esterno, sarebbe rimasta intrappolata e che la sua morte sarebbe stata dolorosa e straziante. Un’azione lucida e crudele.

Come si pongono le istituzioni davanti a questo stillicidio? In che modo le donne sono sostenute e aiutate? Vari i commenti su vari  provvedimenti.

Il Messaggero ricorda il rifinanziamento del Reddito di libertà, un piccolo aiuto alle donne vittime di violenza, un assegno di 6mila euro l’anno. Lunghissima però la trafila burocratica per ottenere questo aiuto. Da sfinimento.

Sotto accusa presso la procura di Tivoli anche  i braccialetti elettronici anti stalking: oltre ad essere pochi rispetto alle necessità scattano quando non dovrebbero, giorno e notte creando un continuo stato d’ansia nelle donne. Per contro la batteria dura pochissimo, 3 ore. Problemi non da poco spiega il procuratore di Tivoli Francesco Menditto che due mesi fa si è visto restituire il braccialetto da una donna esasperata: “Non ce la faccio più”. Ha detto ai magistrati. Si spera in un miglioramento.

Non bastassero quelli attuali, si riaprono casi passati, i cosiddetti cold case, che non finiscono di fare audience, quasi fossero serie tv che vanno quotidianamente alimentate con scoop veri o falsi, speculazioni, illazioni. Il tutto senza che i giornalisti si preoccupino del coinvolgimento di persone terze, non si tratta forse di vittimizzazione secondaria? 

 Partiamo dal caso di Garlasco: in un’intervista alla mamma di Chiara Poggi, Rita che manifesta amarezza e sconforto per quello che la sua famiglia sta vivendo da mesi. Nei giorni scorsi  l’ennesimo sopralluogo del Ris nella villetta del delitto, un blitz  in diretta tv  che giustifica la rabbia della famiglia Poggi , che lamenta che il decreto è stato recapitato prima ai media che a loro. E anche la Gazzetta dello Sport ripropone un riassunto dettagliato sul delitto di Chiara Poggi con gli ultimi accertamenti raccogliendo lo sfogo del padre di Andrea Sempio, l’ultimo indagato nell’omicidio, che dichiara: non dormiamo più.

Intanto proprio Andrea Sempio è tornato a vivere con i genitori in quanto sfrattato dalla sua abitazione.

Un tocco in più dal Messaggerorichiamo in prima per la nuova ipotesi che ad uccidere Chiara Poggi siano state due persone con armi diverse. Siamo comunque sempre nell’ambito dei forse e sarebbe, ma intanto ci fanno una pagina.

Clamore per l’intervista a Bossetti, che per l’assassinio di Yara Gambirasio sconta l’ergastolo. Alla trasmissione Di Fagnani “Belve crime” tra l’altro la domanda è: “Come è finito il suo DNA sulle mutandine della bambina?”. Titolo del pezzo del Giornale:  “Il mio Dna sugli slip di Yara? Assurdo” Molti sui social rimpiangono lo stile di Franca Leosini e delle sue Storie Maledette.

Aldo Grasso sul Corrierribadisce la sua esecrazione per l’ossessione del crimine in tv. E a proposito di Belve cita un magistrato francese, Garapon, che si occupa di diritti e che ritiene che nei media si sta facendo strada il “processo continuo”, “i media rischiano di  propagare un senso di paura e vittimismo e di reintrodurre nel cuore dell’individualismo moderno il meccanismo del capro espiatorio.” E’ quello che succede in tv mattino, pomeriggio e sera. 

Donne, non  sempre vittime ma..

L’ascesa delle donne in finanza

Come riportato dal Sole 24ore Secondo  il colosso Usa della consulenza strategica McKinsey, nel 2030 in Europa le donne controlleranno attività finanziarie per 11,4 trilioni di dollari, pari al 47% del totale stimato. Attualmente  ne controllano circa un terzo Negli Usa, il patrimonio totale controllato da donne ha raggiunto i 18 trilioni di dollari nel 2023, passando dal 31% al 34% del patrimonio gestito statunitense. Si prevede che il loro patrimonio quasi raddoppierà, raggiungendo i 34 trilioni di dollari entro il 2030.

Anche in Italia, quasi un terzo della ricchezza finanziaria è detenuto da donne, per un valore complessivo vicino a 1.400 miliardi di euro. Un valore destinato a crescere ulteriormente, spinto da una maggiore consapevolezza in materia di investimenti: già oggi oltre due terzi delle donne che frequentano il mondo finanziario si dichiara a proprio agio nel prendere decisioni di investimento in autonomia Ancora poche professioniste nel private banking e in pochissimi casi rivestono ruoli apicali . Un’indagine di Aipb su un campione di 21 banche partecipanti, stimava in circa 20% la presenza delle donne , anche se risultavano essere spesso la componente più qualificata, con il curriculum più strutturato (diploma, laurea e master) ma solo l’11% rivestiva un ruolo manageriale con portafoglio, anche se circa il 44% risultava impiegato nelle strutture da oltre 20 anni. Storia vecchia. 

In questo panorama, secondo quanto riportato da Monica D’Ascenzo il Global Gender Gap, redatto ogni anno dal World Economic Forum  ci colloca all’85 posto su 148 paesi ma in Europa al siamo il 35esimo Paese su 40 e dopo di noi compaiono solo Macedonia, Romania, Repubblica Ceca, Ungheria e Turchia. Tutti gli altri ci precedono che siano Paesi mediterranei, nordici, baltici, ex russi. Procedendo così, ci vorranno 123 anni per arrivare alla parità. 

E non può stupirci il fatto che la componente femminile dei lavoratori è ritenuta “un deficit” ( titolo di un volume di Emma Holten intervistata da Francesco Bei su Repubblicaperché le donne versano meno contributi degli uomini. Come ormai tutti sanno il fatto è che le donne (in Italia) passano 5 ore al giorno nella cura di figli, anziani, casa, mentre gli uomini  se la cavano in ore 1 e 44 minuti. Tempo non retribuito, che non incide sul Pil ed è considerato “tempo libero”. In Italia l’85% degli impiegati nel settore assistenziale è composto da donne, e in questo settore lavorano circa il 26% delle donne e il 7 degli uomini. E’ grazie a costoro che la società può funzionare. Altra vecchia storia.

Maternità 

Su Avvenire si presenta la ricerca condotta dalla Fondazione Magna Grecia,  su un campione di 1300 persone tra 18 e 35 anni,  molti giovani pur desiderando una genitorialità piena e consapevole (59,4%) decidono di fare figli solo nel caso in cui possono contare sull’aiuto dei genitori (per il 42% la famiglia  è la parte più soddisfacente della propria esistenza).  Per un figlio, i giovani non sono disposti a rinunciare alla ricerca della solidità economica (49,5%) di un lavoro soddisfacente (33,,4), di una relazione stabile. Le donne vorrebbero facilitare le adozioni (41,5 %) ma sono anche quelle che più temono di pagare il prezzo  della maternità in termini lavorativi. Massimo Calvi in un commento sostiene che occorre adeguare le politiche al cambiamento dei valori in atto, mettendo da parte le ideologie. Chi ne ha preso atto è la Kraft Heinz, dato che la natalità è una questione strategica per la competitività del Paese. L’azienda ha adottato una serie di buone pratiche a favore dei dipendenti: Settimana corta, abbonamento pannolini, 4 settimane di congedo per i papà (e l’80 per cento ne ha usufruito, compresi i manager). In un anno è aumentato il tasso di natalità del 2 per cento, le dimissioni volontarie sono diminuite del 4%. 

Altra ricerca sul tema, evidentemente scottante, della denatalità. Il Sole 24ore riporta che In Italia è il lavoro – assente, povero o instabile – il primo fattore che impedisce di realizzare a pieno il desiderio di avere figli, seguito dalle difficoltà economiche. A rivelarlo è il  Rapporto sullo stato della popolazione nel mondo 2025 presentato dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione in contemporanea mondiale. Dalla ricerca, in collaborazione con YouGov, emerge come la maggioranza delle persone desideri avere due o più figlie e figli, ma una su cinque pensa di non riuscire a realizzare la famiglia desiderata. 

Avvenire  ricorda il referendum del 12 giugno 2005 sulla  fecondazione assistita con una intera pagina. Oltre il 75% non andò a votare anche su indicazione dei cattolici, e non si raggiunse il quorum. Il referendum chiedeva di abrogare alcuni punti della  legge 40 ritenuti troppo restrittivi su fecondazione eterologa, crioconservazione degli embrioni, ricerca. 

E della difficoltà per le donne che lavorano di avere un figlio parla anche Alessandra Amoroso, sul palcoscenico incinta al settimo mese. Nel suo spettacolo, riporta la Stampa, la cantante parla al pubblico  sottolineando quanto le donne nel nostro paese non siano abbastanza tutelate rispetto alla maternità. Soprattutto le donne che lavorano, dice, sono costrette a vedere il fatto di mettere al mondo un figlio come un rischio per l ’occupazione. E’ frustrante immaginarsi di essere declassate per questo, motivo. Se potessi a Meloni lo direi, visto che lei è donna e mamma. Lei al Giornale confessanon ho il suo numero di telefono, altrimenti la chiamerei. Uso la mia voce dal palco per fare in modo che ci senta. 

Fa appello a Meloni anche Sabina Ciuffini in una accorata lettera indirizzata alla premier pubblicata dal Fatto à in cui la supplica, donna e mamma, di non disonorare l’Italia e di intervenire per porre termine allo sterminio dei bambini a Gaza. 

Insomma Mamma Meloni faccia qualcosa.

Maschilismo 

Su Il Fatto web un interessante notizia di Liana Milella:  per la prima volta la storia della magistratura registra il ricorso al Tar contro il Csm di una giudice, la super esperta in diritto di famiglia Monica Velletti, che protesta per essere stata discriminata per il posto di presidente del Tribunale di Treviso proprio in quanto donna. Produce le statistiche e dimostra come, da quando si è insediato nel 2023, l’attuale Csm su 197 posti direttivi ne ha attribuiti 139 agli uomini e 58 alle donne, solo il 29%. E stima che per raggiungere un’effettiva parità bisognerebbe aspettare ancora ben 53 anni.

Sulla Veritàtravolto dalle polemiche il presidente dell’ordine nazionale dei commercialisti Elbano De Nuccio sta organizzando gli Stati generali della categoria senza invitare nessuna donna.  Tra i commercialisti le donne rappresentano il 33,8 degli iscritti. Per rimediare De Nuccio ha aggiunto al programma un intervento di Giorgia Meloni. Ma non basterà per placare le contestazioni.

Verità e quasi tutti gli altri quotidiani riferiscono che  Enrico Varriale, ex vicedirettore di RAI Sport è stato condannato a 10 mesi , pena sospesa, per stalking e lesioni alla ex. Il pm aveva chiesto 2 anni. Una volta che la sentenza diventerà definitiva il giornalista dovrà partecipare due volte alla settimana ad un percorso di recupero presso enti o associazioni rivolti a uomini maltrattanti. 

l giornalista è  a processo sempre per aver picchiato un’altra donna 

Bellezza

Ha giustamente fatto scalpore Il caso della donna morta per un intervento di liposuzione a Roma in un ambulatorio abusivo operata da un medico abusivo con precedenti per lesioni.  E’ che la povera paziente aveva scelto quel medico suo compaesano, peruviano, per i prezzi low cost dei suoi interventi. Niente cartelle cliniche delle pazienti, niente defibrillatore,  Lui tra l’altro abbinava il lavoro di medico alla conduzione di un ristorante per cui si dichiarava maestro del pollo alla brace.  Intervista al ministro Schillaci  di Repubblica: promette ispezioni a tappeto su questi sedicenti ambulatori romani dove in pochi mesi sono morte ben tre donne.  E commento di Recalcati sull’ossessione del corpo perfetto. Sulla Stampa un’inchiesta di Paolo Russo sul Far West della chirurgia estetica dove si mosso qualcosa proprio in seguito a questo  decesso. “Uno studio su due è irregolare, anche se per molti si tratta di problemi amministrativi. Comunque la gara tra chi pratica interventi di chirurgia estetica è al ribasso. “Mastoplastica al 20% in meno per le prime tre persone che prenotano, viaggi e soggiorni all’estero (tipo Istambul) con intervento 3.700 euro.” Una storia già nota, peccato che le norme in Italia sono piene di buchi, a cominciare dalla legge Bolkenstein che equipara i medici a un’impresa e concede loro pubblicità non controllata come quella di cui usufruiva il chirurgo peruviano. E un  ulteriore problema è in Italia il fatto che la specializzazione in chirurgia estetica non  esiste. 

Inchiesta anche del Corriere che denuncia il mercato nero dei trattamenti estetici: già lo scorso anno i Nas avevano verificato che in Italia un centro estetico su quattro è fuorilegge, poco meno della metà degli studi medici visitati erano irregolari e ne sono stati chiusi 50  su 129 e i gestori denunciati. Commento di Emanuele Bartoletti, presidente della società italiana di medicina estetica: spesso chi pratica è neolaureato senza specializzazione (anche se per praticare sarebbe obbligatoria) , si autopromuove sui social a prezzi concorrenziali, interviene a tutte le ore del giorno. Ovviamente pagamenti in nero, nessuna ricevuta. Bartoletti chiede che sia istituito per legge un registro nazionale di medici specializzati e un Qr code che mostri al paziente che  medico e studio sono in regola. 

Sempre in tema di “corpi perfetti” il Messaggero riferisce di una pagina su Tiktok che blocca gli influencer che attraverso l’hashtag #skinnyTok spingono all’anoressia, pubblicando guide su come sopravvivere con 300 calorie al giorno con gare tra influencer su chi dimagrisce di più e foto innumerevoli di corpi scheletriti. Una battaglia difficile perché chiuso un sito se ne apre immediatamente un altro con contenuti simili. Intervista a una influencer, Valeria Vedovatti, 22 anni, che spiega come è entrata e poi uscita da quell’inferno. Bloccare i siti, dice, non è risolutivo, ma può aiutare.

Tennis e sport. Dove sono le donne?

Repubblica, Verità, Messaggero In tutte e tre le testate aperture su Jasmine Paolini e Sara Errani regine di Parigi. C’è una bella doppia intervista alle due atlete su Repubblica, ma i pezzi epici sono riservati ai duellanti Sinner e Alcaraz.  Ma non tutti i giornali celebrano allo stesso modo la notizia. Qn  mette in copertina le due campionesse che vincono al Roland Garros nel doppio conquistando il loro primo titolo slam. Per loro finalmente si usano toni entusiasti: avete fatto la storia, grinta, cuore e talento al servizio dell’Italia, una pagina indimenticabile per lo sport.

Scelta diversa per il Corriere tra paginate intere dedicate a Spalletti e Sinner una foto notizia, poco più di una breve, per il trionfo di sarà Errani e Jasmine Paolini  e sulla Gazzetta dello sport: al trionfo di Paolini e Errani a Parigi  in prima è dedicata solo una riga sotto il comparto per la delusione Sinner. All’interno c’e un’intera pagina per loro: “La coppia più bella della terra”.

Omaggio anche da La Stampa  con una pagina intera a Errani e Paolini: Il sorriso d’oro delle donne. Che giocano un tennis più umano, poetico quasi. Due campionesse che hanno il senso del lavoro e del divertimento. Per il Giornale sono le Sorelle d’Italia. Su Tuttosport Paolini e Errani sono definite “parigine da urlo” con la seconda che aveva annunciato il suo passo indietro nel singolare che ora potrebbe ripensarci. 

Corriere dello sportqui il duo Errani-Paolini non merita in prima pagina neppure una citazione.  All’interno senza particolare trasporto viene loro dedicata una mezza pagina per la vittoria al Roland Garros “Regine di Parigi” usando un termine elogiativo per una donna magari ma non per un’atleta. Stesso titolo per Libero, senza richiamo in prima.

Corriere dello sport: intervista a Sara Errani reduce dalle due vittorie nel doppio femminile e nel doppio misto al Roland Garros che oggi torna a cimentarsi a Roma con il padel e che riguardo al suo futuro ammette: se va avanti così sarà difficile smettere. Ricordiamo che ha 38 anni.

Dopo la vittoria, la faccenda si chiude rapidamente, mentre continuano le lamentazioni, le consolazioni eccetera sulla mancata vittoria di Sinner.

La mamma tifosa: molti quotidiani da Tuttosport  a La Stampa al Giornalnel comparto dedicato a Sinner hanno dedicato articoli affettuosi alla mamma Siglinde,  più volte inquadrata dalle telecamere che questa volta non abbandona gli spalti, tiene duro  alterna imprecazioni e sorrisi ma alla fine come tutti i tifosi dell’altoatesino si deve arrendere.

Brevi dedicate alla Volleyball nations league, dove l’Italia centra la quarta vittoria su quattro incontri ai danni del Brasile padrone di casa. Le nuove farfalle conquistano il bronzo agli Europei e lo dedicano a loro stesse.

Intanto a Modena dopo 20 anni d’attesa la squadra femminile di volley centra la A2 ma adesso ci sarà  il problema di trovare un posto dove giocare visto che il palazzetto è occupato dalla squadra maschile.

Tuttosport ricorda con due brevi la Juve calcio che dopo aver centrato con la squadra maggiore la doppietta scudetto-coppa Italia aggiunge anche il triplete con le Women 19 e il Genoa che si gode la storica promozione in A.

Tuttosport taglio basso su Elisabetta Cocciaretto ai quarti in un torneo del circuito maggiore (tennis ) e video su Skysport.

Tuttosport ha un’apertura di pagina su Zatnab Dosso che torna ad Oslo e sognare di battere nei 100 metri l’olimpionica Julien Alfred.

Nel nuoto la canadese Summer  Macintosh, 18 anni, centra nei 400 stile libero il record mondiale. E’ la Phelps al femminile. Ma perché??

Sofia Raffaeli è argento e bronzo agli Europei di ginnastica ritmica.

Messaggero Nello Sport la storia di Assunta Scutto, detta Susy, la ragazza di Scampia che ieri si è andata a prendere il primo titoli iridato nei -48 chili, la categoria più leggera di judo, ricordata anche dalla Gazzetta: a Budapest vince l’oro dando all’Italia il primo trofeo iridato nella categoria di peso più leggera (48 kg). Per lei un riscatto dopo la delusione alle Olimpiadi di Parigi dove era uscita in lacrime ai quarti. Un video su Eurosport.

Al di là di queste brevi, sporadiche notizie ( nella maggior parte dei casi la segnalazione di chi invia le notizie per la rassegna indicava sport al femminile, zero anche sulle testate sportive.un approfondimento interessante lo offre Domani e riguarda le prossime elezioni dei vertici del Coni. 

Antonella Belluti, sostiene che Silvia Salis, neosindaca di Genova,  avrebbe potuto diventare, per esperienza, profilo, capacità, la prima donna presidente del Coni. Invece ha preferito andarsene, forse perché non vedeva chances. A perdere è ancora il Coni che non fa un passo verso la modernità ma candida otto uomini, tutti non giovani. La ipotizzata riforma del Coni proposta nel 2018 da Malagò è naufragata davanti all’irriducibile lobbismo del CONI  che si oppone a ogni cambiamento. Un corpo elettorale chiuso  che in 111 anni di vita ha cambiato solo 20 presidenti, con cariche che vanno dai 32 anni di Giulio Onesti ai 14 di Petruccioli, ai 12 di Malagò costretto a dimettersi da una legge che ha imposto  un massimo di 3 mandati. Tra le curiosità uno dei candidati è Luciano Bonfiglio, che, rieletto per la sesta volta alla presidenza della federazione nazionale canoa e kayak ( le federazioni sono tra gli elettori Coni) potrà votare se stesso. Altro concorrente Luca Pancalli, da 25 anni presidente Comitato paralimpico. Il candidato super partes sarà Franco  Carraro, 86 anni. Già presidente Coni, sindaco di Roma, presidente Federcalcio eccetera. Mai una donna ovviamente. E Luisa Rizzitelli, agguerrita presidente Associazione nazionale atlete: un sistema malato di potere, cecità e narcisismo. Che esclude di fatto chi rappresenta futuro e diversità.  

E un’altra notizia che non parla di record ma di diritti nel tennis. C’è un’importante pagina scritta dalla Wta: le giocatrici che decideranno di sottoporsi a trattamenti di protezione della fertilità potranno beneficiare del ranking protetto al loro ritorno alle competizioni. Questa iniziativa si va ad aggiungere alla tutela della gravidanza con il congedo di maternità retribuito.

 Personaggi 

La Stampa intervista la baronessa Beatrice Monti della Corte von Rezzori, 99 anni,  moglie di Gregor, che nella sua prima vita è stata una gallerista a Milano e che dopo essersi sposata si è spostata  nel casolare Santa Maddalena di Reggello, colline fiorentine. Qui ha  ha accolto quasi 300 scrittori. Un buen retiro per autori celebri, da Carrère a Colm Toibin a Bruce Chatwin, che vi soggiornava spesso. In questi giorni è stato consegnato (a Ferdia Lennon) il premio dedicato al marito scrittore. Ora qui si apre la Biblioteca del Bosco, la più grande tra quelle del casale.

 Elodie. Sulla Stampa si parla del suo show a San Siro come di un pride, che ha celebrato l’inclusività, i diritti LGBTQ+, la cantante ha parlato della violenza contro le donne, l’impegno per dare un senso alla parola Libertà. Quattro momenti introdotti da altrettanti monologhi.   Apprezzamento anche dal Giornale che però definisce lo slogan della serata “Make Equality Great Again” una deragliata. Molto gradita invece dagli organizzatori del Pride, che ha sfilato a Roma sabato. Grande partecipazione, poco interesse dei media, tranne Domani che ne ha scritto per giorni. 

Kim Novak, 93 anni,avrà il Leone d’oro alla carriera. Come serve Fulvia Caprara sulla Stampa Novak è un simbolo per le donne di Hollywood , nota per il suo carattere indomito e combattivo e per la sua capacità di interpretare personaggio di ogni tipo, ottenne rispetto da chi pensava fosse una ragazzina da manipolare e riuscì ad avere compensi molto più alti di quelli che ai suoi tempi ottenevano le attrici. Dopo Hollywood si ritirò in un ranch insieme al marito. Il matrimonio durò quasi 50 anni. 

Ornella Vanoni,  un’altra novantenne  che ci insegna qualcosa e sicuramente l’autoironia, ha ricevuto a 90 anni la laurea ad honorem della Statale di Milano. “Da oggi mi do un sacco di arie, ma resto una cialtrona”.  Oltre a quello, ha detto di non aver mai studiato ma di essere estremamente curiosa, di aver imparato tanto da Strehler e di non possedere un ego da diva. Intanto esce la sua autobiografia, “Vincente o perdente“ Lo aspetto ancora.

Cristina Prandi, per la prima volta dopo 621 anni l’Università di Torino ha una rettrice. Docente di Chimica organica, in un’Intervista racconta la strada che ha percorso, uguale a tante donne nell’Università: prima ricercatrice, divisa tra lavoro e famiglia, poi docente, tanto impegno e molte discriminazioni. Ora che ha raggiunto la vetta, si batterà per le giovani ricercatrici: voglio cancellare tutti i pregiudizi. E aggiunge: “Dobbiamo affrontare un percorso culturale in cui si torni a dare importanza al tempo privato”.

Marina Berlusconi. Su Domani commento al suo intervento fatto nell’anniversario dei due anni dalla morte del padre e all’intervista rilasciata al Giornale di famiglia. Marina, che non ha mai voluto entrare in politica, con questo discorso-manifesto sottolinea comunque la linea politica voluta dal padre e ricorda il suo credo europeista, la difesa comune e per quanto riguarda l’Italia la riforma della giustizia, con la separazione delle carriere e la linea moderata e liberale di F.I.  Nel nome del padre.

Sara Funaro, sindaca di Firenze annuncia  a Avvenire che conferirà la cittadinanza onoraria a oltre 126 ragazzi stranieri  che hanno completato almeno un ciclo scolastico, domani nel prestigioso Salone dei Cinquecento. Un gesto simbolico, ha detto Funaro, che resterà in vigore fino a quando il parlamento non cambierà la legge del 1992. Prima di Firenze già altri comuni hanno formulato iniziative per dare la cittadinanza onoraria a studenti di origine straniera che avessero  completato un ciclo di studi, da Modena, Empoli, Campobasso, oltre a tanti piccoli comuni come PIeve Emanuele nel milanese. L’ultima è Bergamo che da poche settimane ha proposto lo stesso percorso. Evviva.


Questo è un lavoro di squadra, grazie quindi a Barbara Consarino, Caterina Caparello, Gegia Celotti, Laura Fasano, Paola Rizzi e Maria Luisa Villa.

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