‘Roma, 28 giu. – Studiare paga. Tra il 2007 e il 2010, 350mila persone in Italia hanno perso il lavoro. Eppure, mentre 850mila tra occupate e occupati con al massimo la licenza media o il diploma triennale hanno perso l”impiego, oltre 500mila con titolo di studio medio-alto (diploma di scuola secondaria superiore o titolo universitario) hanno ottenuto un”occupazione. E” la fotografia fatta dal Rapporto Isfol 2012, che ha evidenziato come la penalizzazione nelle quote di disoccupazione ha colpito maggiormente le persone con titoli di studio piu” bassi.
Notevoli differenze si registrano per quanto riguarda il genere. In particolare, il tasso di occupazione femminile, che si attesta nel 2011 al 46,5%, presenta un”elevata variabilita” rispetto al livello di istruzione, passando dal 33% delle donne con licenza media al 72% per le donne in possesso di titolo terziario. E” evidente una progressiva tendenza delle donne a avere migliori performance negli studi rispetto agli uomini. Un titolo di studio elevato, inoltre, garantisce un vantaggio in termini di occupabilita” nei territori che hanno bassi livelli di occupazione, come le Regioni del Mezzogiorno. Rimane tuttavia anche in questo caso uno svantaggio dell”Italia rispetto ad altri Paesi europei: il tasso di disoccupazione delle laureate e dei laureati italiani e” aumentato nel 2007-2011 dell”1% mentre in Germania e” diminuito dell”1,4%. Sotto il profilo del reddito, nei paesi Ocse le retribuzioni di chi lavora con istruzione terziaria, superano mediamente del 50% quelle di chi lavora con istruzione secondaria. La media europea e” pari al 48,3%, mentre il dato italiano si ferma al 36,2%.
Fra il 2008 e il 2010, il numero medio annuo di giovani occupati con contratto di apprendistato si e” ridotto di oltre 100.000 unita”, registrando una flessione del 19% e raggiungendo la quota di 542 mila persone. Lo evidenzia il rapporto Isfol 2012, presentato alla Camera. Rispetto all”andamento dell”occupazione complessiva tra i 15 e 29 anni, l”incidenza dell”apprendistato e” quindi diminuita, passando dal 16,1% del 2008 al 15,1% del 2010. Parallelamente e” aumentata l”eta” media delle apprendisye e degli apprendisti: la classe degli under-18 in apprendistato si e” piu” che dimezzata nel triennio considerato (da circa 17.000 a 7.500); anche la classe dei 19-24enni – che rimane la piu” rappresentativa – ha subito un andamento decrescente. Risulta invece in crescita la popolazione piu” adulta, con 30 anni e oltre. L”apprendistato – rileva lo stesso rapporto – rimane comunque uno dei principali strumenti per l”ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, con ””probabilita” di trasformazione in occupazione stabile migliori di altre tipologie contrattuali””. Quanto alla formazione delle persone adulte, l”Italia e” ferma al 5,8%, una percentuale superiore solo a quello della Grecia. Secondo i dati Isfol, tra il 2005 e il 2010 la percentuale di aziende con piu” di 9 addetti che hanno organizzato iniziative di formazione e” passata dal 32,2% al 45,1% ma la media europea arriva al 60%. L”ammontare finanziario mobilitato per la formazione continua nel Paese e” stimabile in poco piu” di 5 miliardi di euro l”anno (di questi, circa 1 miliardo viene messo a disposizione dalle leggi nazionali di sostegno, dai Fondi paritetici interprofessionali e dal Fondo sociale europeo). ‘