Un racconto per bambini contro la violenza dei grandi

"Gli occhiali da sole", consigliato 8 - 13 anni anni, di Stefano Montanari, con le (tante) illustrazioni di Mauro Cicaré è un progetto destinato anche a raccogliere fondi per i centri antiviolenza. [di Elena Pasquini]

Un racconto per bambini contro la violenza dei grandi
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Elena Pasquini Modifica articolo

22 Novembre 2021 - 22.28


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“Gli occhiali da sole” servono a nascondere e a nascondersi nel libro di Stefano Montanari, edito da Multimage. Ma sono anche il simbolo della forza e della resilienza di una madre e un figlio nella lotta per la vita, in un mondo in cui gli uomini detengono il potere di negare la violenza domestica. Una storia illustrata – sulla falsariga di una short story anglosassone, per ora disponibile in versione bilingue italiano/inglese ma presto anche in francese e tedesco – che entra dentro una casa e le sue dinamiche familiari violente per far emergere il coraggio disperato dei figli e la loro paura di fronte alla violenza assistita; che poi accompagna i protagonisti fuori da quel set in cui tutto inizia, mettendo in luce le risposte del mondo degli adulti, spesso incomprensibili, e il riscatto attraverso la relazione e l’assunzione di responsabilità a livello personale e sociale di chi decide di dare alle vittime la possibilità di togliere gli occhiali da sole.

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La storia nasce dalla penna di Stefano Montanari, da oltre 20 anni al lavoro nel campo dei diritti umani, ed è la porta d’accesso per un progetto no profit con cui si vorrebbe raccogliere fondi in favore di centri antiviolenza in Italia e all’estero. Tante illustrazioni, quasi monocromatiche, a firma di Mauro Cicarè, che nel tracciare le linee di questi personaggi mescola disegno e fumetto in una ricerca stilistica saltellante tra la necessità di dar forma alla parola scritta e l’urgenza di inserire in un tratto più calcato o in un’ombra più netta quel messaggio che travalica la ragionevole analisi del testo e diventa emozione nel comprendere cosa l’unione tra parola e immagine sta raccontando: lo sguardo cattivo sembra una “non azione” fino a quando non si staglia nel disegno del padre che chiude a chiave la porta. Il lettore, dall’altra parte del foglio, riceve quell’impulso di parole e immagini e diventa il bambino oggetto di quello sguardo, da cui non può sfuggire e attraverso il quale comprende la complessità di quei “non detti” che atterriscono, immobilizzano, creano spazi per ulteriore violenza.

“Gli occhiali da sole” è così un libro per sensibilizzare bambini tra gli 8 e i 13 anni al tema e magari dar loro le parole per raccontare vissuti similari ma, soprattutto, è uno strumento per insegnanti, educatori e psicologi. L’uscita è pianificata a ridosso della giornata internazionale contro la violenza sulle donne: donne che sono 9 volte su 10 le vittime della violenza domestica e dietro alle quali ci sono spesso occhi di bambini che osservano, interiorizzano, soffrono e, in molti casi, non sono considerati vittime e quindi non vengono adeguatamente protetti.

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«La violenza domestica non è mai una vicenda privata». Lo dice la giudice che finalmente riprende il fascicolo e si assume la responsabilità di non considerare la necessità di un paio d’occhiali scuri sul naso come normalità, come un fatto relegato nella vita personale dei protagonisti. Nessuna scusa: è un crimine.

Parole chiare e inequivocabili che entrano in un libro per bambini. Questo è probabilmente il grande pregio di queste pagine: perché il primo passo sta nel dare il giusto nome alle cose e non dissimularle, ammantarle di un’aurea che non appartiene loro. La violenza domestica è un crimine. E i bambini che la vivono, sia pure “solo” assistendo, sono testimoni verso i quali non possiamo abbassare lo sguardo. Non solo il 25 novembre. Non solo dentro i centri antiviolenza. Sempre. Tutti, come parte di una società che non può e non deve dimenticarsi delle proprie responsabilità.

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