La solidarietà femminile secondo Olympe | Giulia
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La solidarietà femminile secondo Olympe

'Uomo, sei capace d''essere giusto? Questo l''incipit di un testo sacro del femminismo, di Olympe de Gouges. Che si rivolge anche alle donne. [Patrizia Briguglio] '

La solidarietà femminile secondo Olympe
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23 Novembre 2011 - 18.51


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Quando si parla di Olympe de Gouges di solito lo si fa per citare l’ormai celebre “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” del 1791, uno dei documenti fondativi della storia del movimento femminista. “Uomo, sei capace d’essere giusto? E’ una donna che te lo chiede…”. L’ineguagliabile attacco del preambolo della dichiarazione è il grido che ancora oggi nasce spontaneo nell’animo di ogni donna che subisca, o anche soltanto assista ad un abuso, pubblico o privato, da parte di un uomo.

Ugualmente memorabili, e frequenti nelle citazioni, sono i passaggi di alcuni articoli del documento. Fra questi basti ricordare il primo: “La donna nasce libera e resta uguale all’uomo nei diritti”; il decimo: “la donna ha il diritto di salire sul patibolo; deve avere ugualmente quello di salire alla Tribuna”; l’undicesimo: “La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi della donna”.

Meno conosciuti e, ingiustamente, meno citati, sono altri testi politici di Olympe de Gouges, in particolare quelli in cui si rivolge direttamente alle donne, invocandole a diventare più solidali fra di loro. “Donne, non sarebbe già tempo che si facesse anche fra noi una rivoluzione?” – esclama in un discorso pronunciato all’Assemblea nel 1791 – “Le donne saranno sempre isolate le une dalle altre, e non faranno corpo con la società che per sparlare del loro sesso e per suscitare pietà nell’altro?”.

Questi stessi temi sono sviluppati in un lungo scritto che costituisce la prefazione della commedia “Mirabeau agli Champs Elysées”, conosciuto anche come “Prefazione per le dame o Il ritratto delle donne”. “Mie carissime Sorelle – scrive – dovremmo essere più indulgenti fra noi per i nostri difetti, nasconderceli vicendevolmente, e cercare di diventare più conseguenti in favore del nostro sesso. E’ sorprendente che gli uomini l’opprimano, e non è invece colpa nostra?”.

Allo stesso tempo, nota che fra le donne ve ne sono poche che “sono uomini per il modo di pensare”. Bisogna tuttavia essere consapevoli che “ce ne sono alcune, e purtroppo la maggior parte si aggrega impietosamente al partito più forte”. Ed è inevitabile la sua denuncia di come, nel fare questo, le donne si facciano del male da sole e nuocciano alla propria causa.

L’unica ragione che la induce a rivelare pubblicamente i difetti delle donne è per cercare di correggerli. Ne passa in rassegna molti, senza risparmiare i propri. Nel dichiararsi più imperfetta di chiunque, ammette di conoscere le proprie manchevolezze e di fare loro una guerra aperta. “O Donne, Donne, di qualsiasi specie, di qualsiasi stato, di qualsiasi rango siate, diventate più semplici, più modeste e più generose le une verso le altre”.

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