Donne tremate, le crociate son tornate

'Cronache dal Piemonte: l''attacco alla 194 è sistematico. Le RU486 chiuse in un "armadio della vergogna", volontari antiabortisti in ospedale. [Loredana Biffo]'

Donne tremate, le crociate son tornate
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19 Febbraio 2012 - 22.23


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“Esse sono in realtà, andate più indietro delle madri, resuscita intorno a loro, terrore e conformismo, e nel loro aspetto fisico, convenzionalità e miserie che parevano superate per sempre”.

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(Pasolini, in: “Scritti corsari”)

L’annunciata crociata di Monsiù Cota contro l’aborto, sbandierata in campagna elettorale, e riconfermata subito dopo la sua sciagurata salita al trono, è partita alla grande.

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Iniziata con la “chiusura” delle confezioni di Ru486 in un “armadio della vergogna” per la defunta laicità e secolarizzazione del paese; il fattaccio risale a pochi giorni dalla “presa del palazzo regionale”.

Fu un primo tentativo di sabotaggio dell’aborto farmaceutico, sottraendo alle donne piemontesi, la possibilità di scegliere tra questo e quello chirurgico, che essendo per definizione più traumatico, evidentemente è anche ritenuto più idoneo dai puritani, che le considerano delle peccatrici e assassine.

In seguito però, è stato migliorato il tiro, scatenando una battaglia contro le strutture piemontesi che applicano correttamente, da sempre, la 194, in tutti i suoi aspetti di prevenzione e tutela sanitaria e psicologica della donna.

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I puritani quindi, non hanno portato alcuna novità sotto il profilo dell’assistenza alle donne. Bensì hanno leso gravemente il diritto di scelta sui metodi abortivi, e ancor più grave, hanno instaurato un clima intimidatorio e vessatorio, “installando” negli ospedali pubblici dei “mastini”, detti anche, “volontari antiabortisti” del movimento per la vita, i quali hanno lo scopo di convertire le peccatrici.

Insomma, la confusione è sovrana, tanto più che esiste un “movimento per la vita”, ed un “comitato verità e vita”. C’è chi ritiene, come Maria Paola Tripoli, che andare alle sette del mattino a pregare davanti all’ospedale S.Anna, sia normale, “preghiamo perchè è lecito per un cattolico, pregare in un luogo di morte, perchè cosa è l’aborto se non morte?”.

E c’è chi invece, pur condannando l’aborto, e gestendo sportelli di consulenza pro vita, come fa la psichiatra Elena Vergani, considera questa pratica vessatoria un errore.

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Insomma, sono tutti antiabortisti, e ciò che li accomuna, e che nessuno ammette di essere responsabile di comportamenti deplorevoli, come quello nei confronti di una donna, che recatasi al S. Anna per fare un’ IVG, è stata aggredita, apostrofata con il termine di “assassina”.

Di fatto, in fase pre-elettorale, è stato stipulato un “patto per la vita”, firmato da Cota, e sponsorizzato da Carlo Casini dell’ Udc.

In merito Cota ha detto: “Non appoggio certo un’associazione piuttosto che un’altra – io sto con i cittadini e la gente comune. Il mio impegno per la difesa della vita è noto, il patto per la vita e la famiglia, firmato con Massimo Introvigne (esperto di religioni), e Maria Paola Tripoli, rientra nell’impegno assunto per la difesa della vita, in campagna elettorale. Ho firmato quell’accordo perchè ne condividevo i principi, e non intendo cambiare questo percorso”.

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A tal fine di tutela della vita, il neo Presidente, si è preso la briga di approvare in stupefacente celerità (come se in Piemonte non ci fossero problemi da affrontare con maggiore urgenza, per esempio la questione Fiat, e il problema della cassa integrazione, cose di cui si guardano bene dal prendere provvedimenti seri), un “Protocollo per il miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l’interruzione volontaria della gravidanza”.

Forse qualcuno dovrebbe ricordare a Cota, che la 194, e il lavoro svolto negli ospedali, soddisfa pienamente questi requisiti dal punto di vista della tutela della donna, cosa che invece non fanno certo i tanti, troppi obiettori di coscienza, che spesso vanno ad inficiare gravemente sulla possibilità di veder garantito un diritto tanto faticosamente acquisito, e dal quale tentano in tutti i modi di far arretrare le donne italiane.

Non dimentichiamo che tutta la querelle riguardante la sospensione di Silvio Viale, il promotore della Ru486, avvenuta con il pretesto di rendere giustizia in un diverbio tra lui e la caposala in merito ad alcuni casi di donne in attesa di IVG, si è tentato pretestuosamente di far apparire che Viale avrebbe volutamente aggredito fisicamente la caposala, e lo si è sospeso per 25 giorni in via “cautelativa”.

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Ora nonstante sia stato legalmente chiarito che il fatto non è avvenuto, che non vi era da parte sua nessuna volontà di colpire la collega, nonostante ciò si è protratta la sospensione per altri 15 giorni.
Superlativo sottolineare che il dottor Viale è l’unico medico al S.Anna in grado di garantire una copertura ampia, alle esigenze di chi sceglie l’aborto farmacologico, e che sospenderlo, significa paralizzare le IVG con la pillola abortiva. Cosa già ampiamente verificatasi in altre regioni italiane, a causa dell’alto numero di obiettori di coscienza.

A tal proposito, Nathalie Pisano, la Segretaria dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta e il Coordinatore Igor Boni, hanno dichiarato:
“Cadono finalmente le accuse ridicole rivolte a Silvio Viale sul presunto atteggiamento violento tenuto nei confronti di una collega. Tuttavia la sentenza del Sant’Anna che sospende il ginecologo, per ulteriori 15 giorni, è totalmente strumentale per due motivi: si parla di potenziale condizione di disservizio, quando è stato proprio il Dott. Viale a denunciare tali disservizi che erano peraltro oggetto dell’accesa discussione; si commina una sospensione solo ad uno dei due litiganti, eludendo completamente il merito di quel contrasto. Chissà quale sarebbe stato il verdetto della commissione se non vi fossero stati i 25 giorni di sospensione cautelare decisi, come si ricorderà, “per rasserenare gli animi”?

Sarà interessante verificare in futuro quante sospensioni verranno comminate negli ospedali piemontesi in seguito appunto a “potenziali condizioni di disservizio”. Crediamo inoltre che non debba sfuggire a nessuno, che questa sentenza esemplare contro il padre della RU486, giunge in contemporanea con la discussione in Regione sulla presenza dei pro-vita negli ospedali. Una proposta del Governo Cota, che mostra appieno quale sia il rispetto che si ha nei confronti di chi decide di abortire, e della libertà di scelta delle donne.”

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Insomma, Cota ci aveva promesso l’oscurantismo medioevale, la caccia alle streghe, e sta coerentemente perseguendo l’obiettivo, con lo scopo evidente, attraverso l’emanazione del protocollo “salva Vita”, di aggirare la 194, magari in attesa che qualcuno a Roma, per esempio Carlo Casini, il quale per memoria storica, si candidò al posto di giudice nella Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, in conto dell’Italia, ma la sua candidatura fu affondata per la rivolta delle parlamentari donne in tutti i gruppi, comprese le conservatrici e democristiane del Nord Europa, proprio grazie a raccolte di sue prese di posizione su donne e aborto.

Inoltre fu lui che nell’estate del 2009 quando arrivò la RU486 in Italia, disse che la famigerata pillola, “avrebbe banalizzato l’aborto”.
Forse teme Carlo Casini, che le donne essendo inaffidabili, non percepiscano la gravità del loro atto, proprio perchè con l’aborto farmacologico “non soffrirebbero abbastanza” e quindi non estinguerebbero il loro senso di colpa attraverso l’espiazione.

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