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“Occhi di Maschio è il primo tentativo di storia della televisione dal punto di vista dei vinti, cioè delle persone di buon gusto e di buon senso e delle donne”. L”incipit della presentazione che si trova sulla controcopertina del libro di Daniela Brancati, uscito poche settimane fa da Intervento Donzelli, è stata come un invito alla lettura, irresistibile e affascinante.
Buon gusto e buon senso, sono gli strumenti grazie ai quali si appaga un telespettatore; la donna è fuor di dubbio più portata dell”uomo a percepire l”efficacia di detti strumenti e donna di informazione e di televisione è l”autrice. Se poi il palcoscenico sul quale si dipana la trama delle quasi 300 pagine del volume è la Rai Radiotelevisione Italiana, cioè la “casa” per elezione dei nostri concittadini, il progetto è perfetto. E non resta che leggere il lavoro di Daniela.
La giornalista che è stata la prima signora direttore di un telegiornale nazionale in Italia – il Tg 3, nel 1994 – ha tutte le carte in regola per gettare uno sguardo critico da cronista prima e da protagonista (per il suo ruolo) sul caleidoscopio di vicende della Rai e, più in generale, dell”industria televisiva italiana. Nasce così una specie di accattivante Bignami sulla Rai, denso di aneddoti, leggende spiegate (irresistibile la focosa Abbe Lane che inserì un fazzoletto nella scollatura per tamponare l”effetto prorompente del suo seno, durante un balletto), organigrammi rivelati, profili professionali raccontati con eleganza, rispetto ma anche splendida ironia (come non citare Emilio Fede, letteralmente invasato nel raccontare la guerra del Golfo, specie dopo la cattura di due piloti italiani, come il “mitico” capitano Cocciolone?).
Ma un altro aspetto che rende questo libro godibilissimo, sta nell”analisi serena quanto severa, laica quanto intransigente della disparità fra uomo e donna nell”osservazione della rilevanza di ruoli, incarichi e opportunità professionali. Ancora oggi, tranne rare eccezioni, la tv è fatta dai maschi e per i maschi. Daniela Brancati non si fa scrupolo di accrescere l”impatto di testimonianze e narrazioni con tabelle e grafici sulla presenza femminile sia nella struttura che nella programmazione; e, lamenta sconsolata l”autrice, come sia assente la fascia dedicata alle donne anziane e alle donne disabili.
In Rai “su 12mila dipendenti solo 3mila sono donne, e sono adibite a quei ruoli dove minimo è l”apporto individuale e massimo l”apporto di servizio”. Senza enfasi, si può azzardare che questo libro è uno spaccato della società italiana attraverso la storia della Rai.
In appendice, un lungo elenco nominativo di tutte le donne che hanno fatto la tv in Italia (oltre 800 nomi) e un”esauriente cronologia di tutti i fatti salienti in Italia e nel mondo, comparati con i diritti che acquisiscono le donne e sull”evoluzione della storia della tv.
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