La moda è una bella cosa che dà da lavorare a tante persone, dai tessutai ai fattorini, dalle sarte agli attaccatacchi, dalle commesse agli stilisti, dalle modelle ai nutrizionisti. È lo specchio dei tempi. La moda italiana ce la invidiano tutti. Ma la moda fa anche tante vittime – che per essere di moda – si chiamano fashion victim. E, nonostante “vittima” sia femminile, a tutti gli effetti ci sono anche tanti vittimi maschi. La moda è bella come un quadro. Le rarissime volte che mi capita di comprare qualcosa di firmato lo faccio firmare da Stephan Janson o da Martino Midali.
Il look che preferisci: ti senti più lady chic oppure work in progress (nel senso che fai un po’ quel che ti pare)?Non so cosa voglia dire lady chic, o meglio so che cosa vuol dire, ma preferisco non saperlo. Ho portato la minigonna quando era di moda. Una volta ho comprato un tailleur di Armani e anche un cappotto di Kenzo. Non ho mai avuto una borsa di Gucci e piuttosto che infilare i mie splendidi piedi in un paio di Tods mi do fuoco davanti alla vetrina. Vedi tu che cosa sono. Non lo so.
Mi descrivi un po’ il tuo armadio?
Il mio armadio è di legno: era di mia nonna. È comodo perché ci stanno le gonne molto lunghe senza stropicciarsi in fondo. Ne ho tante, ma me le metto raramente perché inciampo. Nel mio armadio non c’è niente di beige, marrone o grigio e nemmeno di blu o celeste. Mi vesto di arancione, di rosso, di viola e di fucsia. Qualche volta di nero. Tra tutti i materiali ho scelto il lino, estivo e invernale… cioè leggero e pesante. Mi piace anche la viscosa. Non tollero la lana perché ho sempre caldo e la seta mi dà noia alle dita, non la posso toccare. Per l’inverno ho una serie di golfini sovrapponibili, a seconda della temperatura, con cui si possono fare strepitosi giochi di colore. I più belli costano 10 euro e sono più morbidi di quelli da 5 euro, ma da vedere sono identici: si incrociano davanti e si legano dietro, si lavano in lavatrice e non si stirano. Tutto quello che possiedo, tranne i golf, ha le tasche. Quando trovo un modello di pantaloni, larghissimi, o di camicia che mi piace lo porto dal mio “stilista” indiano detto anche “cuceconidenti” perché risparmia sul filo e le cuciture a rovescio non sono mai del colore giusto. Copia come un pazzo. Sì, lo so, sono una snob, ma non porto mai due calze dello stesso colore, quindi non possiedo collant. Anche con le scarpe cerco di spaiare le paia, perciò sono piena di “tennis” di Bensimon: costano poco e sono coloratissime. Non ho niente di veramente elegante. Se la situazione lo richiede sfodero una vecchissima gonna nera di Ghost lunga oltre i piedi che finisce come la corolla di un fiore con spicchi opachi e trasparenti, si indossa con una canottiera di… (mah, sembra finto raso) che ha un inserto di pizzo nella scollatura comprata a Positano 24 anni fa. Quindi è vintage. Le scarpe? Ho due paia di scarpe identiche, uno rosa e uno verde che alterno: a volte metto la sinistra verde e la destra rosa, a volte l’inverso.