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Quando vidi la sua foto mi saltò il cuore in petto. Stefania Noce assomigliava troppo ad una amica di mio figlio: stessi occhi grandi e scuri, stesso caschetto scuro, stesso sorriso intelligente e affamato di vita.
In realtà – per via dei social network – anche se personalmente non la conoscevo, i gradi di separazione fra me e Stefania (morta ammazzata assieme al nonno per mano di un ex che non si voleva arrendere) erano di Livello Uno.
Avevamo molte amicizie in comune, per esempio. Ciò significa che avevamo gli stessi interessi, leggevamo gli stessi giornali, aderivamo alle stesse idee, a prescindere dall’età.
Di Stefania parlo e scrivo spesso. Ne ho parlato anche su di un quotidiano nazionale, uno di quelli ‘tosti’, eppure anche lì molti non hanno avuto rispetto per le idee di una femminista come me che raccontava il femminismo di Stefania.
Stefania è quella ragazza fotografata ad una manifestazione con un poster con su scritto “Non sono in vendita”. Molti, me compresa, si sono chiesti come mai la consapevolezza democratica e paritaria di Stefania rispetto alle questioni di genere non l’avesse salvata, non avesse impedito la sua morte, non l’avesse difesa. O forse non l’avesse aiutata a comprendere la bestia nel cuore del suo assassino.
La morte di Stefania, il suo femminicidio, ha lasciato un segno indelebile nelle vite e nelle coscienze dei suoi concittadini. Anche a me si strazia ancora il cuore per questa ragazza che non ho mai conosciuto e che sento invece amica, vicina, compagna di idee e principi. Stefania, poi, sognava di diventare giornalista. La sua energia e la sua sete di verità e democrazia l’avrebbero fatta soffrire, è vero, ma lei era una combattente. Sarebbe stata una giornalista in gamba, precaria, come lo sono le giovani giornaliste, ma in gamba assai.
Il Comune di Licodia Eubea si è costituito parte civile al processo per Stefania. Dedicherà una Piazza a “STEFANIA NOCE VITTIMA DEL FEMMINICIDIO”, che è stata messa a nuovo con il volontariato dell”associazione SEN, fondata proprio per ricordare Stefania. L’inaugurazione si terrà per l”anniversario della tragedia, che ricorre il 27 dicembre, data in cui si svolgerà anche una fiaccolata in ricordo della ragazza e del nonno, ucciso insieme a lei per difenderla.
In nome di Stefania si tengono convegni e manifestazioni partecipate ed intense. Si cerca non solo di mantenere vivo il ricordo delle sua breve vita, ma anche di mantenere alto l’interesse su di una tragedia nazionale, quale è il femminicidio.
Anche l’Università di Catania, che Stefania frequentava, ha deciso di intestarle un’aula, nell’ex Monastero Benedettino della città. Il Movimento Studentesco Catanese – promotore dell’iniziativa – ha anche chiesto assieme ai genitori di Stefania, che alla memoria della studentessa venga conferita la laurea honoris causa. I ragazzi del Movimento, tuttavia, sono convinti che intitolare l’aula universitaria ad “Una femminista, non solo una vittima” abbia un significato più pregnante e rappresenti uno stravolgimento culturale rispetto alla considerazione delle donne nel nostro Paese. Sì, Stefania era una femminista, orgogliosa e fiera, tenera e allegra. Una donna, una persona, un’intelligenza, un’idea politica forte, non solo una vittima.
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