Lettera dal carcere di Rebibbia

Giulia Marziale è stata arrestata nel 2012 per presunta partecipazione ad azioni di terrorismo internazionale. Di [Barbara Romagnoli]

Lettera dal carcere di Rebibbia
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1 Febbraio 2013 - 12.15


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A giugno del 2012 Giulia Marziale, trentacinquenne abruzzese residente a Perugia, è stata arrestata insieme ad altri nell”ambito dell”inchiesta sul terrorismo internazionale portato avanti da presunte cellule anarchiche italiane, greche e spagnole.
Un’operazione condotta dai Ros e dal generale Ganzer, condannato in primo grado a 14 anni di prigione, 65mila euro di multa e interdizione perpetua dai pubblici uffici per traffico internazionale di droga. Evidentemente l’interdizione non è stata eseguita e, in attesa del processo d’appello e prima di andare in pensione, Ganzer ha chiuso la carriera con dieci arresti e ventiquattro denunce di presunti affiliati alla Federazione Anarchica Informale.
É stata una vicenda che ha sollevato molto scalpore, all’indomani dei fatti i Radicali denunciarono anche la loro “profonda contrarietà riguardo all’uso totalmente irrispettoso con cui sono stati trattati i dati personali delle persone arrestate da parte dei mass media, uso che fa presumere quantomeno una indebita sbrigatività da parte delle forze dell’ordine, nella fattispecie dai carabinieri del ROS, relativamente alla diffusione di nomi, cognomi, età, provenienza e residenza delle persone arrestate. Le ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Procura di Perugia, fino a prova del contrario, riguardano cittadini e cittadine che dovrebbero godere della presunzione di innocenza, dal momento che viviamo in uno stato di diritto”.
Quando è stata perquisita la casa di Giulia gli inquirenti hanno trovato come “armi” una molletta di legno, pinzette ferma-fogli, dei chiodi, lampadine di diverso voltaggio, del filo di rame nella cassetta degli attrezzi. Di altre prove non si è mai saputo nulla se non che Giulia fosse in prima linea, come tante, nelle manifestazioni per la libertà e autodeterminazione delle donne.

Dopo tanto trambusto è sceso il silenzio e Giulia è ancora detenuta nel carcere di Rebibbia.

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Riceviamo e pubblichiamo una sua lettera.

Ci sono momenti in cui arriva il sole, attraversa le sbarre, filtra dal
vetro, attraversa la bottiglia che hai sul tavolo, si allunga in stralci
sul tavolo, ti scalda un po’ l’orecchio.

Ci sono momenti in cui di notte guardi il soffitto, ascolti il
silenzio, senti il rumore del vuoto del corridoio, ascolti il sibilo di
una porta chiusa.

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Ci sono momenti in cui ti siedi a fumare una sigaretta all’aperto e
guardi il cielo e pensi che se credessi in Dio lo ringrazieresti di
poter godere di tanta bellezza anche da qui.

Ci sono momenti in cui cammini per i corridoi e pensi che non ti
usciranno più dai polmoni.

Ci sono momenti, tanti momenti, in cui il tuo corpo è fermo e la tua
mente ti sta immaginando mentre distruggi tutto quello che ti capita tra
le mani.

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Ci sono momenti in cui pagheresti oro per una bella birra fresca.

Ci sono momenti in cui ti arriva, da non sai bene dove, un odore di
terra, di foglie, di autunno e ti ricordi.

Ci sono momenti in cui il sole del cielo d’autunno ti fa ripensare alle
montagne e al fiato dei tuoi cani.

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Ci sono momenti in cui finalmente tutte le parole vuote scompaiono,
tutte le maschere cadono.

Ci sono momenti in cui cadono tutte quelle degli altri senza che loro
lo sappiano.

Ci sono momenti in cui ti accorgi che questo posto ti ha cambiato e
altri in cui pensi di essere sempre la stessa; e ti scopri e ti
riscopri.

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Ci sono momenti in cui riconosci l’ora della giornata dal rumore che
senti nei corridoi e ti accorgi che sta diventando normale.

Ci sono momenti in cui di notte ti svegli di soprassalto perché una
luce ti spia il sonno.

Ci sono momenti in cui vedi una madre piangere perché non può fare la
cosa più naturale su questa terra: stare con i suoi figli.

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Ci sono momenti in cui piangi per il pianto di quella madre, per gli
abbracci negati, per i rapporti mutilati, perché pensi che per tanto
dolore nessuno pagherà mai.

Ci sono momenti in cui pensi che potresti guardare per ore il viso
delle compagne che sono con te, perché sai che è solo per quegli occhi
che non hai mai avuto paura di questo inferno.

Ci sono momenti in cui pensi al dolore di chi viene a trovarti; alle
loro facce che, tutte le volte che se ne vanno, sbigottite, dicono “la
stiamo lasciando qui”.

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Ci sono momenti in cui il sangue si gela al pensiero della libertà
perché pensi che non potrai portare fuori con te le tue compagne.

Ci sono momenti, tanti momenti, in cui una risata irrompe come un
tuono, come una cascata da un dirupo e si dipana fresca sulla pelle, sul
viso, nella testa.

Ci sono momenti in cui vedi tornare il sorriso sul volto di una
compagna e pensi di non voler altro dalla giornata.

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Ci sono momenti in cui ti arriva la voce che qualcuno è uscito o evaso
e le sbarre si incrinano e il sorriso è beffardo.

Ci sono momenti, tanti, costanti, ripetuti in cui pensi ad un cumulo di
macerie, a chiavi spezzate, a divise bruciate e senti la freschezza dei
piedi nudi sull’erba e il respiro è profondo.

(Giulia Marziale)

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