Che “genere” di Ordine dopo il voto? 25% di donne al Cnog, 40% nei territori, 21 le Giulie elette | Giulia
Top

Che “genere” di Ordine dopo il voto? 25% di donne al Cnog, 40% nei territori, 21 le Giulie elette

Nel Consiglio nazionale dell'ordine la strada della parità è ancora lunga ma nella scorsa consiliatura le donne erano solo il 9%. Premiate le regioni dove la presenza di GiULiA è più radicata.

Che “genere” di Ordine dopo il voto? 25% di donne al Cnog, 40% nei territori, 21 le Giulie elette
Preroll

Alessandra Mancuso Modifica articolo

14 Aprile 2025 - 11.09


ATF

Le elezioni si sono appena concluse e la composizione di genere del Cnog, il consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, consegna l’istantanea di una schiacciante presenza maschile: i 60 consiglieri (40 professionisti e 20 pubblicisti) si ripartiscono quote pari al 75% gli uomini(45 eletti) e al 25% le donne (15 elette). Le donne partivano, tuttavia, da una soglia ben più bassa pari al 9% nella passata consiliatura.

Risultati migliori si registrano nei consigli regionali con una presenza più bilanciata: su 162 consiglieri (108 professionisti e 54 pubblicisti), 96 sono uomini (59,26%) e 66 donne (40,74%).

Nei collegi dei revisori dei 18 consigli regionali andati a rinnovo, dei 54 revisori è uomo il 68,52% (37 uomini), donna il 31,48% (17 revisore). Il Veneto, unica regione che ha 3 revisore. Sei regioni hanno solo revisori (Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta).

CONSIGLIO NAZIONALE. A livello nazionale, un risultato deludente in cui si differenzia solo una regione, il Lazio, che elegge al Cnog 6 donne e 2 uomini. All’opposto la Lombardia con 7 uomini e 2 donne. Dodici regioni eleggono solo consiglieri uomini. Per le minoranze linguistiche, elette un uomo (TAA) e una donna (Valle d’Aosta). 

Giusto sottolineare che candidare in prevalenza donne, per la componente maggioritaria del Lazio, è stata una scelta voluta: esprimendo un più alto numero di consiglieri, sono le regioni più grandi che possono “caricarsi” una maggiore quota di genere nelle candidature. Una scelta, quella di una lista composta per il 90% da colleghe, che ha premiato.   

Tra le regioni “medie”, che portano ciascuna 3 consiglieri, Piemonte ed Emilia Romagna non esprimono donne, a differenza di Toscana, Campania e Veneto dove comunque il rapporto è, in tutte, 2 a 1.   

Tra le “piccole”, con 2 consiglieri a testa, Liguria e Basilicata hanno una rappresentanza paritaria. Dieci regioni, invece, sono appannaggio maschile: Abruzzo, Calabria, FVG, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, TAA, Umbria.

CONSIGLI REGIONALI. Buone notizie dai territori: si osserva infatti più equilibrio di genere anche in virtù, probabilmente, di una maggiore disponibilità di posizioni da ricoprire (ogni Consiglio si compone di 6 professionisti e 3 pubblicisti e ha un Collegio di 3 revisori). Il divario si riduce e le donne raggiungono una rappresentanza del 40 per cento (40,74%).

Lo squilibrio maggiore si osserva in Calabria con un consiglio pressoché monocolore (una sola consigliera su 9), Abruzzo, FVG e Toscana (con un rapporto di 7:2), seguite da Basilicata, Marche e Sicilia (6:3). In 6 regioni (Lazio, Liguria, Puglia, Umbria, Veneto) il genere maschile prevale di poco (5:4) mentre in altre 6 regioni le donne sono in maggioranza (5:4): Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta. Nel complesso, considerando che in queste 12 regioni si collocano le più grandi, è un buon risultato di rappresentanza paritaria.

Se poi si osservano, separatamente, professionisti e pubblicisti, emerge che sono 8 le Regioni in cui il rapporto tra i professionisti è perfettamente paritario (Lazio, Liguria, Marche, Puglia, Sardegna, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto).

E tra i professionisti infatti la componente femminile è il 44,44%, mentre tra i pubblicisti scende al 31,48%. Segno di un mondo, quello del pubblicismo, ancora a maggiore prevalenza maschile nella dirigenza. 

E dunque, mentre resta ancora pressoché sbarrato l’accesso al Cnog, nei territori si registra più inclusione. Pur con notevoli differenze al loro interno: i progressi maggiori, in ambito regionale, si osservano nelle regioni del Nord e anche in quelle dove è più forte e radicata la presenza di GiULiA Giornaliste.

Aumentare la rappresentanza di genere in tutti gli organismi di categoria, è del resto una delle ragioni fondative dell’associazione. Per questo è di rilievo il fatto che tra le elette nei 18 consigli regionali che andavano a rinnovo, le colleghe socie di GiULiA siano quasi il 30% (28,79%). A tutte loro le congratulazioni e l’augurio di buon lavoro.

In Emilia Romagna eletta la presidente, Serena Bersani con Francesca Romanelli. In Trentino Alto Adige elette Sandra Bortolin (che ha ricevuto il 75% delle preferenze), Cinzia Toller e Isabella Cherubini. In Sardegna Rachele Falchi, Antonella Brianda, Daniela Paba e Simona Scioni, vicepresidente pubblicista. In Basilicata, che vede numeri peggiorati rispetto alle quattro colleghe nel precedente Consiglio, eletta presidente (la prima volta dell’Odg regionale) Teresa (Sissi) Ruggi ed è socia anche la revisora Carmela Cosentino. In Puglia Stefania Di Mitrio e Serena Fasiello, vicepresidente pubblicista. E ancora, Paola Dalle Molle in FVG, Giulia Mietta in Liguria, Ester Castano, eletta tesoriera in Lombardia, Maria Teresa Martinengo in Piemonte. In Toscana Silvia Motroni e, al Cnog, Elisabetta Cosci, eletta al primo turno. Dal Lazio, infine, vanno al CNOG due socie di GiULiA: Paola Spadari, Segretaria uscente che ha ricevuto 850 preferenze (sua la scelta di una lista di sole donne) e Angela Caponnetto.

Un bilancio in chiaroscuro che indica che la rotta intrapresa è quella giusta. Ma che deve al tempo stesso interrogarci su come scardinare il fortino maschile del Cnog. Mentre sarà essenziale portare avanti battaglie e progetti di genere, il lavoro già avviato, su linguaggio, deontologia, formazione, continuando a fare rete con le colleghe di tutti gli organismi della categoria per amplificare l’azione.

Native

Articoli correlati